Giovanni Lapidari, trader indipendente dal 2006, opera prevalentemente in intraday, su Futures e CFD di indici, valute e commodities.
Da sempre ha capito che “ogni giornata di lavoro sui mercati è una seduta di psicanalisi a cielo aperto“.
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L’intervista a Giovanni Lapidari
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L’intervista
All’ITF di Rimini del 2010 feci un intervento, era un periodo in cui le cose andavano molto bene e dissi che stavo guardando questo periodo positivo che stavo vivendo con grande apprensione, perché temevo che sarebbe poi arrivata nella mia vita da trader una spike rialzista, dalla quale dovevo stare attento a non commettere l’errore di comprarmi sui massimi, perché sui massimi mi avrebbero venduto tutti, e non potevo essere io la controparte.
Mi sarei dovuto preparare che dopo questa spike sarebbero arrivati i ritracciamenti di Fibonacci nella mia attività di trade, e sono arrivati, e su quei ritracciamenti dovevo essere preparato a comprarmi io, perché non avrei trovato nessuno a farlo.
Perché il trading ci affascina?
Perché é una rappresentazione simbolica, che sembra disordinata ma in realtà ha una cosmica di ordine superiore bellissima, dei meccanismi dell’esistenza.
Per questo affascina tantissimo, perché é sporco brutto e cattivo.
Come sei arrivato al trading?
Da una stradaccia. Dai 20 fino ai 27 anni ho lavorato in banca, ho odiato quel lavoro con tutte le mie forze ma é un’esperienza che mi é servita moltissimo, con il tempo ho capito quante cose avevo imparato.
Poi ho fatto il promotore finanziario all’1988 fino al 2004, l’ultima esperienza é stata nella BiPop Carire Fineco: l’azienda é finita sui giornali e ha pensato bene di sbarazzarsi delle persone.
Ci siamo ritrovati in tanti colleghi in mezzo ad una strada, sono stati momenti decisamente duri.
Ho giurato a me stesso che non avrei più messo il mio nome cognome su un biglietto da visita che non fosse di un’azienda mia, mi sono detto “Non lavorerò mai più come rappresentante di un’azienda nella quale non conto nulla e in cui ci sono delle persone al vertice della piramide che decideranno della mia vita.”
Perché questi signori hanno deciso della mia vita senza chiedermi il permesso, ed é una cosa che mi é costata la salute oltre che anche altre cose.
E siccome della vita non ci possiamo fare un leasing, e noleggiarne un’altra, bisogna fare bene con questa.
Avevo 46-47 anni, ero in autogrill e ho visto un libro di Renato Di Lorenzo che parla nella libertà nel trading, e mi sono messo a studiare trading, pensando che una persona che fino ad allora aveva avuto successo nelle precedenti cose che aveva fatto, l’avrebbe avuto anche nel trading.
E quindi ho cominciato a fare trading frequentando anche una sala operativa di un amico a San Vincenzo.
Ho cominciato a vedere in questi schermi delle immagini, degli input che mi piacevano. Ho iniziato a vedere i trend, i canali, le medie mobili, fibonacci ecc ecc.
La folgorazione è stata leggendo i libri di Joe Ross.
Il capitolo numero 7 diceva “Il trading é un’arte” e spiegava come la mano primaria e secondaria ti fregano con le ricoperture, con le fasi, con i cali.
Allora decisi che avrei cominciato a fare il trader.
A novembre 2005 ho comprato delle azioni, non ci capivo una mazza, ero proprio un ignorante autodidatta, e nel febbraio 2006 ho iniziato a lavorare.
Primi due mesi bellissimi, poi un giorno il trading mi ha ricordato quanto sa di sale lo pane altrui, perché é sempre del mercato il pane.
In questo momento il viaggio é focalizzato sui messaggi che il mercato mi manda e come io riesco a capirli, é molto nel dialogo, prima ho dovuto imparare la lingua, credo di parlarla decorosamente, ma non é la mia lingua madre.
Il problema é quando non ho voglia di capirlo, il mercato ti parla e tu gli parli sopra.
Adesso sto lavorando sulle pause di questa conversazione, il mercato in questo momento mi sta insegnando moltissimo, intendendo per mercato un po’ tutto: anche le persone che lo fanno, che ne parlano, che ti scrivono e fanno domande.
Sei partito da una delle condizioni peggiori da cui si può immaginare di partire.
Ti ricordi “Ogni maledetta domenica”? La scena finale in cui Al Pacino deve motivare la squadra alla ricerca di quel centimetro che manca e lui racconta che ha commesso tutti gli errori possibili e ha avuto tante sconfitte.
Ecco io nel trading quando ho cominciato ero in una condizione emotiva devastante, per cui ho minato la mia salute fino al punto di rischiare di non essere qui oggi, e invece sono per fortuna ancora qua. Ma é una condizione che non consiglierei a nessuno.
Ho iniziato senza un’adeguata preparazione, senza poter fare palestra, l’attrezzatura c’era ma mancava tutto il resto, il contenuto. E’ grassa non se ti fai male ma se sopravvivi.
Fortunatamente mi sono salvato per tempo, ho fatto leva su delle caratteristiche positive che ho, che non sono né l’intelligenza né la genialità, perché questo ritengo che non sia un lavoro per geni, ma é un lavoro per culi di pietra, per secchioni, però é un lavoro che ha una caratteristica fondamentale, che é la tenacia. E se c’é una caratteristica che mi riconosco é quella di essere tenace.
Uno che si arrende con molta fatica, che guarda la luce bianca in fondo al tunnel, anche prendendo esempio da tutti coloro che prima di me sono stati in mezzo ad un tunnel e hanno saputo come uscirne. Sono una persona che molto spesso pensa, se ce l’ha fatta “Mario” posso provare a farcela anch’io.
E’ stato questo che mi ha fatto superare la crisi della 7a settimana del trading, dove sostanzialmente in un giorno ho perso i guadagni di due mesi che erano un bel prestito che il mercato mi aveva fatto, e il mercato se li é ripresi, ha detto “Io ti presto del denaro, se ne fai buon uso forse te li potrei lasciare un po’ di più. Se no non te lo meriti e te lo riprendo.”
Lì il mercato mi ha dato una lezione. Credi di sapere, non sai manco come si imposta un’azienda.
Lì ho cominciato, ho fatto il mio diario di trading, in excel.
Lì ho capito perché perdevo e allora sono andato a ragionare sulle motivazioni psicologiche del perché perdevo.
Io ad es. avevo un 74% di operazioni negative sui Breakout, long sulla forza e short sulla debolezza: ho capito perché lo facevo e lì é una triplice forma di paura.
L’avido è talmente attaccato al denaro, pur avendone tanto, che pensa che non gli basti mai, é una paura che nasce da un’ansia di sentirsi nudo nonostante tu sia vestito e una casa ben riscaldata, che é una paura che é molto più subdola e difficile da capire della paura di perdere denaro.
La paura che non ti basti mai nasce da una sensazione di poverite dentro, di attaccamento al denaro quando dentro ti manca tutto il resto, che non é solo l’autostima e la fiducia in te stesso, e in quel caso quella paura dell’avidità, che é una cosa con la quale ho combattuto tantissimo, pur non essendo attaccato al denaro, ma in realtà nasce da un’insicurezza di fondo, e dal programmazione che abbiamo nei primi 7 anni.
Anche adesso il clima di crisi, di insicurezza economica che abbiamo, non può non lasciare una traccia dentro noi stessi.
E se vogliamo che il nostro trading prima di essere profittevole diventi stabile, questo viaggio bisogna farlo, cercando di capire che la mente e il cervello non sono la stessa cosa.
Il cervello é la serie storica di dati, l’Hardware, la mente é il SW, e se nel SW c’è un baco, prende quei dati e ci costruisce altre cose, e tu vedi short quando é long, long quando é short, e non ci capisci nulla, perché in realtà é il SW che ti comanda a vedere quelle cose.
E se tu non ti sprogrammi e non apri quel cassetto, che é dolorosissimo, e non accetti che quel cassetto deve essere rimesso a posto, continui nella coazione a ripetere gli stessi errori, che si fanno nel trading, nella scelta degli amici, del partner, nella vita di tutti i giorni, al supermercato.
Quando hai parlato di tenacia e di seguire la luce in fondo al tunnel, mi sono ritrovata e sono cose che ho associato ad una serie di problemi nei confronti dello stop. A te com’é andata?
Una volta ero a Livorno nel 2011 con un collega con cui condividevamo lo studio dei nostri rispettivi trade.
Lui mi disse “Lavori molto bene, ma se ti posso segnalare un difetto tu sei perfezionista e prendi degli stop legati al tuo carattere.
Se l’operazione non va là, tu insisti a tenerla anche quando l’operazione ti va contro.”
La gestione dello stop è una pratica esistenziale del trading: molti di noi non accettano lo stop perché personalizzano così tanto il trading, che se il trading non ti dà quel tipo di conferme, ma ti dice “L’operazione é sbagliata”, che é una conferma anch’essa, si sentono minacciati nella loro integrità individuale. Ovvero lo stop equivale a un pop-up che compare sul tuo schermo “Sei una brutta persona”, no, hai sbagliato un trade, non sei una brutta persona.
Tre stop di fila, non sei tre volte brutto, hai preso soltanto tre decisioni sbagliate.
Se noi accettiamo questo, accettiamo che lo stop è uno dei costi industriali della nostra azienda di trading, così come un’azienda accetta di avere un contenzioso.
Per la gestione dello stop mi ha aiutato moltissimo fare un diario, ci ho messo anche ora e minuto di entrata e di uscita, e ho capito che ho una zona di confort caratterialmente parlando: opero in intraday, e fino a 17 minuti la curva dei miei profitti é bellissima, da 18 a 30 minuti tende a perdere di forza, oltre i 30 min aumenta in maniera esponenziale la possibilità che l’operazione vada in perdita. L’overnight per l’80% é perdente.
La gestione dello stop l’ho inquadrata in maniera scientifica, rientra sempre nel fatto di accettare il NO, di dare al NO un senso.
E prova ne sia quando il mercato non va e congestiona, resta lì, ho il mio stop a tempo, di 30 minuti, e il senso di sollievo che provi quando lo chiudi… è secondo soltanto a quando togli tutti gli oscillatori dal grafici e vedi il grafico pulito e i tuoi occhi hanno un sollievo.
A volte mettere lo stop é un sollievo dell’anima e capisci che l’anima ha bisogno di leggerezza, l’anima del trade, questo è un lavoro che si fa con l’anima.
Lo stop é un’entità benedetta, un alleato. Certo, se lavoriamo con l’orgoglio… “Chi é il mercato per stopparmi? Sono un trader vincente!”
Prova ne sia che molti si avvicinano al trading dopo essere stati professionisti di successo nella vita, quanti ingegneri, medici, avvocati, commercialisti, imprenditori, che hanno avuto grandi successi nella loro attività, e che fondano grandi speranze di aver successo in un’attività apparentemente più facile, con meno barriere all’ingresso, col fatto che hanno un passato molto long.
E il trading li short tutti, li pialla, li porta sui supporti della loro vita in maniera incredibile, l’ho pensato anch’io.
Sai qual era dei 7 peccati capitali quello che gli dei dell’antica grecia punivano più di tutti? L’ira? No. La gola? No. La superbia!
Infatti il diavolo è stato inventato quando Lucifero è andato da Dio e gli ha detto “Io sono più figo di te”.
Non ci possono essere due galli nel pollaio, e il pollaio é il MIO. Fuori.
Lucifero, bellissimo, meraviglioso, è diventato diavolo perché ha osato sfidare la legge divina, quella legge che ti dice “Guarda, caro uomo, che é bello perché sei limitato”.
Quante volte abbiamo detto “il mercato per me deve fare, per me deve andare lì…”? Bisognerebbe solo mettersi lì, così, a guardare.
Stefano Fanton ha scritto un libro bellissimo, e dice
Il mercato é uno dei più grandi e migliori maestri che io abbia conosciuto. Io sono molto affezionato a questo lavoro per quello che mi ha dato, e quello che mi ha tolto non é nulla in confronto a quello che mi ha dato. E se l’ha tolto l’ha fatto per rendermi un trader migliore. Di questo sono molto contento.
Il tuo migliore e peggiore trade?
Datano entrambi 9 marzo 2009. Seguivo la discesa dei mercati finanziari da 980 di SP500, 25 ottobre 2008.
Picco dell’ipervenduto del MACD. Da allora l’indice sp scese di altri 300 punti. Ebbi la sensazione che era una lunghissima fase di accumulo.
La sera del 9 marzo, osservando il market profile di una piattaforma future usa, dalle 9.55 alle 10.15 di sera vidi passare delle tonnellate di acquisti su sp500. Erano 4 mesi che guardavo il mercato. Scrissi sul mio sito “prendetemi per pazzo, ma io stasera mi indebito e compro.”
Parliamo di un Lapidari che oggi non potrebbe più fare quelle cose. In questo senso é stato il peggior trade della mia vita.
Chiamai il broker e chiesi di aumentare la leva e feci una sacchettata di roba.
Il giorno dopo sull’indice italiano lanciai un ETF virtuale: prendiamo i 20 titoli più massacrati della nostra borsa e faccio l’ETF dei massacrati, 1000 euro su ogni titolo senza leva.
La borsa americana dopo il minimo a 666 chiuse a 680. Dopo10 giorni era a 750. Il guadagno esplose. Ma io non sapevo dove mettere lo stop e il trailing stop, ero ancora un trader de panza.
E quindi a 750 chiusi perché mi ero impaurito dal troppo.
Non ero psicologicamente preparato a governare una situazione che era più grande delle mie capacità mentali.
L’ETF sui massacrati non l’ho mai guardato, l’ho guardato dopo 3 mesi, con un guadagno del 45%.
E mi dissi: “Come mai sei stato capace di non guardare un’operazione a leva 1:1 mentre non hai dormito la notte per un guadagno a leva 100:1.?”
Vuol dire che la cosa giusta é lavorare con leva bassa.
Se andassimo a fare un diario degli errori più diffusi avremmo: incaponirsi, mediare, andare contro il messaggio del mercato.
Quello parla e tu non lo ascolti: voglio vedere che rapporto d’amore può uscire fuori quando uno parla e tu non ascolti, come minimo ti fa le corna… metaforicamente parlando ti butta fuori di casa.
E poi usare la leva.
Vuoi un risultato?
Risultato = capitale * tempo * percezione individuale del rischio.
Fai lavorare molto il capitale? Devi diminuire il tempo.
Se non sai gestire questo perché l’entrata pulita al millimetro non la sai fare, allora devi far lavorare meno il capitale e far lavorare il tempo, il tutto corretto con la tua percentuale di rischio.
Invece in realtà noi quando mediamo aumentiamo il tempo e carichiamo sul capitale!
Tutte le persone che hanno trovato nel trading la chiave di svolta della propria vita e serenità, sono persone che in quel cassetto sono andate a metterci le mani.
Tutte le persone a cui fa fatica aprire quel cassetto continuano a cercare i segnali, le tecniche, gli indicatori, i sistemi, e alimentano un’industria che trova le sue ragioni economiche di esistere nella vendita di questa droga.
Devi desiderare la felicità nel trading, molte persone tradano con la morte nel cuore.
Siamo venuti al mondo per evolverci, per stare bene, non per essere destinati all’infelicità.
Dobbiamo sostituire le parole che usiamo con noi stessi: un conto è dire “il DAX deve andare a 10000”, un altro è dire “io penso che il DAX potrebbe andare lì e mi farebbe piacere perché sono long”.
DEVO significa assoldare un caporale tedesco delle SS che ti frusta, ma il mercato non funziona così.
Le tecniche vengono dopo la psicologia, l’arredamento della casa viene dopo, prima devi predisporre.
PERCHE’ MOLTI NON RIESCONO NEL TRADING?
Perché non lo vogliono. Marco Tosoni l’ha voluto. Giorgio Gavinel l’ha voluto.
Le persone che hanno successo nel trading l’hanno voluto e hanno deciso di pagare il prezzo.
Questo non è un lavoro per artisti, per predestinati, certo bisogna saper far di conto, avere una capacità visiva di elaborare le informazioni, bisogna stare 8 ore su una seggiola e non sentirsi stanchi, ma poi c’è il desiderare una cosa.
La maggior parte delle persone non ci ha creduto abbastanza.
Io spendevo una barca di soldi in piattaforme, in libri, in viaggi, in attrezzature, ho rinunciato ad altre cose per fare questo.
Quando ho avuto il periodo difficile, io ho staccato col trading e mi sono rimesso a lavorare.
Ho lavorato fino a tutto il 2007 per una società di leasing. Tornavo a casa alle 7 di sera, mangiavo e poi facevo il MiniNasdaq.
60-80 euro a sera, e ricostruivo il capitale psicologico. L’ho fatto per un anno.
Alle 22.30 andavo a dormire, alle 4 del mattino mi svegliavo e andavo a studiare fino alle 630.
Mi lavavo la faccia e andavo a lavorare.
Mi riconosco il culo di pietra di averci creduto, e aver visto altre persone crederci che mi hanno confermato che era così che si deve fare.
Nella vita tutte le cose buone che ho fatto, le ho fatte perché ci ho creduto.
Le cose che non sono riuscito a fare, e perché non ci ho creduto, perché non mi interessavano, non erano nella mia scala dei valori.
Puoi essere una persona di successo anche a fare il salumiere alla coop, se lo fai col sorriso sulle labbra.
Non siamo costretti a fare trading. Non dobbiamo dimostrare nulla a nessuno.
Io amo questo lavoro, nonostante mi abbia dato dei dolori che lì per lì sono stati atroci, ma che mi hanno reso una persona migliore di quello che ero prima.
Fatevi il mazzo se ci credete.
Il mercato se gli dai amore, ti restituisce amore.
Dagli avidità… che cosa pensi che ti dia indietro? E’ uno specchio eh!
CHE CONSIGLIO VORRESTI AVER RICEVUTO
Fatti un anno in demo e impara il Money Management.
Che qualcuno mi avesse spiegato la differenza tra margine e sottostante.
Non l’ho ricevuto perché non l’ho chiesto.
LINKS
Sito di Giovanni Lapidari http://www.lapidari.it
Diario in Excel di Giovanni
Le risorse citate
Lo Zen e la Via del Trader Samurai di Stefano Fanton
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Tradingtecnico.com dice
Non conosco personalmente Giovanni ma da questa intervista si capisce la sua profondità d’animo.
Il trading è lo specchio della nostra vita e nella peggiore delle ipotesi i mercati finanziari possono aiutarci a comprendere noi stessi più di quanto possiamo immaginare.
Imparare l’analisi tecnica è soltanto una componente, non indifferente certo, ma se non “apriamo il cassetto” nulla può portarci ad essere profittevoli in questo campo.
Possiamo identificare trend rialzisti, medie mobili o volumi in espansione, ma la chiave risiede in noi. Sempre!
Vale più questa intervista che tanti manuali e libri di trading a caro prezzo!
Complimenti Giovanni, grande persona e grande trader..
Oleg Zhukov dice
Conosco Giovanni da sette anni. Avevo inviato mail a diversi trader per chiedere informazioni sui loro corsi. Lui fu il primo a rispondermi dopo poche ore, altri risposero dopo 4-5 mesi…ci sentimmo al telefono la mattina dopo e nonostante fosse un orario importante per l’operatività trascorse un’ora a spiegarmi cos’era il trading “fatto bene”. Decisi che era da lui che volevo imparare. Nacque un rapporto di amicizia con un forte carico emozionale perchè è una persona che trasuda umanità di qualsiasi cosa parli…tanto geniale quanto umile…per lui sono tutti colleghi, non esistono maestri né allievi…un grande trader e una bellissima persona.