Anna Resti Bontoi, 36 anni, mamma e trader, si è avvicinata al trading sul forex 5 anni fa, in modo molto graduale.
Nel 2016 ha vinto il campionato IT Cup sezione, con una performance ottima, costruita mattone dopo mattone con calma e pazienza.
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L’intervista ad Anna Resti Bontoi
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L’intervista
Ho iniziato a studiare da autodidatta, partendo dal forex.
Il fatto di aver passato metà della mia vita in Romania e l’altra metà in italia, mi ha insegnato ad essere camaleonte nella vita, mi ha insegnato il cambiamento, il fatto di accettare le sfide senza paura.
[ctt template=”7″ link=”Y0eh7″ via=”yes” ]Io ho perso tantissime battaglie, finché ho vinto quella che mi interessava veramente, la battaglia con me stessa. Anna Resti Bontoi @VitadaTrader[/ctt]Faccio parte della generazione che si avvicina al trading pensando che sia un bancomat.
Come tutti ho avuto periodi di guadagno e periodi in cui ho perso, ma quando ho perso ho perso di più.
Ho capito che il bancomat funzionava di più al contrario che verso di me.
Continuavo a studiare, sempre di più, ma più studiavo più perdevo.
Un giorno questo periodo é culminato in una grande perdita, ho avuto il mio cigno nero, non potevo fare altro che accettarlo, ma é stato un bene.
Ho studiato moltissimo, mi sono dedicata totalmente a questo, l’ho voluto fortemente perché ero certa di volerlo fare, e non ho lasciato spazio ai dubbi.
Ho continuato moltiplicare i monitor pensando che più ne avessi avuto più sarei stata profittevole.
Il cigno nero
Non c’è stato nulla da fare, finché ho avuto il mio cigno nero, che é stato l’evento più fortunato che mi potesse capitare, perché é stato uno schiaffo morale ed economico e mi sono fermata.
Andai da Marco Tosoni e da lì il mio percorso lavorativo ha preso un’altra strada.
Marco ha capito dove stava il problema, che era di ordine psicologico, e mi ha seguito passo passo finché mi ha chiesto di iscrivermi all’IT Cup.
Questo è stato l’ultimo insegnamento di cui avevo bisogno, facendo questa competizione ho capito le cose di cui avevo bisogno.
Assieme a Marco abbiamo lavorato prima, per capire come gestire un evento del genere, era una sfida di due mesi, in cui ci si dà un target e si vuole raggiungerlo.
Questo non si fa a caso, si fa rispettando delle regole, che avevamo deciso e che ho seguito.
Se fosse andato avanti per un anno sarebbe stato bellissimo. Ero tranquilla e felice di essere a mercato.
Ho capito che era tutto nella testa, avevo cercato tutto fuori, ed era tutto lì.
Avevo il problema di voler essere a mercato per forza, come se il trading fosse una festa a cui non potevo mancare.
Era una cosa che mi sfiniva. La giornata iniziava male per la fretta di entrare, e poi un male trascina un altro male.
Si arriva ad avere appreso una incapacità, e si continua con questa incapacità che si é appresa a lavorare, e non porta da nessuna parte perché si rafforza.
Alla fine le cose sono andate bene, perché mi si é aperta la testa.
Marco mi ha insegnato a stare calma, e durante il concorso ho passato anche due tre giorni senza fare operazioni, perché non ne vedevo.
Con il tempo ho imparato a distinguere i due mondi, il trading e la vita reale, perché portiamo nel trading tutto quello che abbiamo dentro.
Molti traders sbandierano le loro operazioni e i loro guadagni, che spesso non sono reali, ma questo va contro i loro interessi, perché non accettando i propri errori non possono crescere.
Cosa pensi della formazione?
C’è questo eterno dibattito per cui “chi sa fare fa, e chi chi non sa fare insegna”. La cosa importante è quello che mi trasmette un insegnante, quando posso usare dei suoi insegnamenti, non mi interessa se e quanto guadagna lui visto che la cosa importante è quello che farò io.
Ma meno male che c’è chi insegna e mette ordine nelle teste di chi non ce la fa da solo.
Ho avuto la grandissima fortuna di avere l’appoggio della famiglia. E’ fondamentale che le persone che ti stanno vicine ti aiutino in questo percorso, perché la fiducia che arriva da loro ti fa andare avanti nonostante tutto.
I corsi sono stati il migliore investimento che potessi fare, ho lavorato quasi sempre anche dall’inizio con conti reali, anche se questo è stato un errore.
Come imposti il trading?
Vivendo in Romani negli anni ’80 ho vissuto tanti cambiamenti, dal comunismo alla democrazia, e la mia famiglia non era benestante, ho dovuto in qualche modo partecipare, per quelle che erano le mie esigenze. Ho avuto un negozio di abbigliamento, ho fatto tantissimi lavoro e mi sono dovuta reinventare molto spesso.
Il trading é un impresa e bisogna ragionare come un imprenditore.
Quindi prima si investe e i guadagni arrivano dopo.
Se credo nella mia impresa devo investire, in materiali, corsi, libri.
Se ho un’azienda non la faccio fallire, cerco di capire dove stanno i miei errori, sempre guardando avanti e non indietro.
Se mi fossi guardata indietro non sarei venuta via dalla Romania a 23 anni.
Bisogna trovare un equilibrio tra le cose che possiamo fare e quelle che vogliamo fare, sempre tenendo conto degli altri ma andare sempre avanti.
Non si può pensare di fare trading senza avere il capitale, senza voler pagare in formazione, senza spendere tempo e fatica.
Sono curiosa, leggo tutto e cerco di capire, sono instancabile e non mollo mai. Questo é fondamentale per fare qualunque cosa nella vita.
Metto sempre il dubbio su me stessa, se qualcosa non funziona parto dall’idea che ho sbagliato io e cerco di capire.
Accettare la perdita è il primo passo verso un trading consapevole.
Il peggiore trade
Nel mio trade peggiore ho fatto tutti gli errori possibili, tutti insieme, fino a che non ce l’ho fatta più e ho chiuso dopo aver piramidato all’infinito, ho continuato a vendere e continuava a salire, non ho accettato la perdita. Mi aveva salvato, era tornato a break even e non l’ho chiuso. Quando non ce l’ho fatta più, ho mollato, ha fatto altri 15 pips e ha invertito il trend, poi é controllato di più di 4mila pips.
Per me é stato un bene, ho iniziato a capire che non poteva funzionare così e mi sono fermata.
La tua giornata tipo
Quello che mi ammazza é la quotidianità, però mi diverto perché ho un bambino piccolo che mi insegna tante cose.
Mi sveglio presto, arrivo davanti ai monitor prima delle 8 per capire cos’è successo durante la notte. Porto il bambino a scuola e riprendo, faccio una pausa a pranzo e riprendo fino alle 17. La sera guardo le chiusure daily.
Prima operavo molto freneticamente, dai 5 ai 10 trade al giorno, oggi da 1 a 3 trade al giorno ma aspetto più giorni prima di chiudere un trade.
Mi sono spostata su periodi più lunghi perché la volatilità sul forex è bassa, e in questo modo posso sfruttare la leva finanziaria insieme al tempo.
CONSIGLI CHE DARESTI
Non essere duri, l’orgoglio spesso fa rallentare un percorso.
Mi sento di dire di andare piano, di cercare di distinguere l’informazione giusta da quella sbagliata, perché spesso è distorta per il conflitto di interesse tra i traders retail e ad esempio i broker.
La prima cosa da fare é affidarsi a chi ci capisce, a chi è sul mercato da un po’ e ha i tuoi stessi interessi.
Chi ha difficoltà e pensa di non farcela, non ce la fa proprio perché pensa di non farcela.
Se non ce la fai e continui a ripetere le stesse azioni, non cambierà nulla, la natura ci insegna tutto, non esistono strategie magiche, esiste solo il fatto che lo devi decidere e se lo vuoi davvero alla fine ce la fai.
Una cosa fondamentale è quella di non pensare al denaro.
Nel trading bisogna scordarsene, non è una questione di soldi, non è un bancomat.
I grandi trader non hanno nessun segreto, ne ho conosciuti tanti e li ho visti lavorare: non hanno niente, non hanno indicatori magici, hanno se stessi, sono molto calmi, pazienti, hanno studiato, conoscono la materia e questo abbassa di molto la paura nei confronti del mercato, l’avidità, si abbassano i fattori psicologici. Hanno portato il loro livello di coscienza sul mercato e su loro stessi in alto.
Così il risultato non tarda e porta denaro.
Ma partire dal denaro é la cosa più sbagliata che si possa fare.
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Articolo sul campionato di Anna
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