Trading system alla conquista del campionato mondiale di trading
Io ed Enrico Stucchi abbiamo pensato di intervistare insieme Stefano Serafini, che sta partecipando al campionato del Mondo di Trading, non solo per parlare della sua storia ma anche per farci raccontare come sta affrontando questa competizione con il suo portafoglio di sistemi automatici, andando anche un po’ nel tecnico.
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L’intervista a Stefano Serafini
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Gli inizi
Ho iniziato nel 2007, quando frequentavo l’università, sono laureato in Economia e ho un Master in Finanza, con un amico che é poi diventato il responsabile dei derivati di Deutche Bank.
Sostanzialmente tradavamo contrarian sull’apertura sul FIB.
Notai subito che non c’eraè regolarità nei profitti e iniziai a cercare qualcosa di più sistematico.
Inizio a copiare, cercando quello che fino ad oggi ha funzionato: parto da Warren Buffet, quindi stock picking di lungo periodo sull’azionario americano, a cui aggiungo qualcosa di tecnico sui sistemi di pricing che ho studiato all’università, tipo Markowitz.
Ancora oggi questa operatività dà i suoi rendimenti, il mio focus era soprattutto sul limitare le perdite.
Ad es. usavo una tecnica che si chiama Absolute Return prevede di stare sempre ribassisti sul mercato azionario e fare stock picking cercando azioni che sovraperformino il mercato.
Una sorta di spread trading, si è sempre coperti dai crash.
Inizio quindi ad operare con i trading system, malauguratamente inizio dal forex, con i soliti trading system con stop larghissimi e take profit stretti, una sorta di martingala.
Vedo che non c’è tanto da fare, per cui inizio a frequentare alcuni corsi, in particolari Luca Giusti ed Andrea Unger, che ormai sono diventati amici e con cui ci scambiano tutt’oggi sistemi, come fossero figurine 😉
Parallelamente avevo affrontato il mondo delle opzioni, ed é così che avevo conosciuto Luca.
L’anno scorso sono stato a New York al master organizzato dai 4 che hanno vinto la Robbins negli ultimi anni: Andrea Unger, Kevin Davey, Tim Rea e Michael Cook.
Nel mondo finanziario non si inventa nulla, o meglio poco, bisogna imparare da chi sa fare.
Enrico: “In filosofia era il nano sulle spalle del gigante”
Ho appreso molto da Luca per lo sviluppo dei trading system perché sono molto robusti, rispetto ad altri che tendono a rompersi facilmente, soprattutto per i test di robustezza, sono le cose che fanno sì che un sistema duri, parlo di out of sample, walk forward, che ti permettono di costruire dei sistemi per cui hai una certa confidenza che non si spaccheranno tra un mese, con percentuali di profitto che ti fanno stare più tranquillo.
Al contrario la filosofia di Unger dice che gli Out of sample non servono perché ti tagli le gambe da solo, in out of sample si va comunque a vedere quelli che comunque performano.
Da Unger ho preso tutto lo sviluppo che fa sulla base dei lavori di Larry Williams quindi sui filtri, cioè di andare a vedere cosa é successo negli ultimi giorni senza andare più indietro.
Io uso soprattutto sistemi intraday e andare a vedere cosa è successo un mese fa ha veramente poco senso, le informazioni degli ultimi 5 giorni sono le più rilevanti.
Quali sono stati i momenti difficili?
Il 2015 é stato un anno molto difficile, soprattutto nell’estate, ho dei sistemi sul Vix e quando il Vix ha sparato a 40 dovevo entrare con una posizione in spread e lì ho preso il drawdown più grosso della mia carriera.
Se uno ha disciplina si riesce a ritirarsi fuori, se il sistema non funziona più, é da staccare, con tecniche di money management, quindi spingere su sistemi che stanno andando meglio e sottopesare sistemi che stanno perdendo soldi o lateralizzando. Sono fasi difficili che moltissimi trader hanno passato.
Quello che dà psicologicamente fastidio é il valore monetario.
La correlazione tra i vari sistemi permette di sormontare il capitale usato di diversi sitemi, che é il vero trucco per fare gare con capitali ridotti: ad es. che operino in fasce orarie diverse. Se questo però ti porta in drawdown diversi sistemi il rischio di bruciare il capitale é altissimo.
I rendimenti che si fanno in una gara non sono quelli che si fanno su un portafoglio normale: ho dei rischi di rovina superiori al 40-50% di probabilità.
WorldCup Trading Championship
La ex Robbins Cup ora WorldCup Trading Championship, é il campionato più importante, che è stato vinto dai più grandi trader del mondo nella sua storia: é lungo ed é fatto con denaro reale.
Sappiamo tutti che i campionati demo hanno una propensione al rischio ben diversa per cui le performance non sono indicative di un’operatività che possa essere eseguita e replicata, infatti spesso sono strepitose e con rischio rovina enorme.
Un campionato di un anno e reale é molto significativo: é iniziato nel 1984, e nel 1987 é stato vinto e ha reso celebre Larry Williams con l’11376% di performance.
Andrea Unger é l’unica persona al mondo che é riuscito a vincerlo per ben 4 volte, nel 2008 con il 672%, nel 2009 con il 115%, nel 2010 con il 240% e nel 2012 con l’82% in un solo quadrimestre.
In questo momento (metà aprile) Stefano é in testa con il 65% ed é sempre stato tra i primi 5.
Stefano: I primi 4 in classifica sono i più stabili e sono quelli che mi spaventano di più: il brasiliano penso che abbia dei sistemi reversal sull’azionario americano perché ogni volta che il mercato crolla e poi riparte lui guadagna.
E’ psicologicamente stressante?
Abbastanza, ho scelto di farlo con i trading system anche per questo motivo, ma ad es. proprio ieri sono andato in drawdown con tre sistemi che hanno preso tre stop contemporaneamente, ma fa parte delle logiche, non si può evitare.
Perché ti sei iscritto? E’ una sfida con te stesso, con l’Ego, con cosa?
Diciamo che io ho un’altissima propensione al rischio, data anche dall’età, e mi piaceva sfidare me stesso contro i numeri e arrivare ai limiti, perché a questi livelli si arriva a dei limiti assurdi.
Quando su un portafoglio normale si fa dal 10 al 15% all’anno con regolarità, sarebbe più che sufficiente per vivere di trading.
Le regole sono: capitale minimo 10000$ con un minimo di 10 operazioni all’interno dell’anno.
Si devono scegliere solo due broker. Il motivo per cui ho scelto un broker nello specifico é la possibilità di collegare i miei sistemi automatici attraverso la Multichart a questi broker.
Riesco a vedere sia i sistemi che il broker, e quindi ci sono spessissimo dei problemi di disallineamento tra strategia e broker, e a vederli in tempo.
L’altro giorno al broker risultavano due operazioni rialziste sul rame, io ne vedevo una sola, mi sono ritrovato flat sulla multichart e invece la sera mi ha chiamato il broker ed ero short sul rame che rampava verso le stelle.
Fa parte del trading sistematico avere problemi di questo tipo e bisogna conviverci.
Che differenza c’è tra trading sistematico ed automatico?
Trading sistematico vuol dire darsi delle regole (Ruled Based Trader) e dire se succede questo prendiamo una posizione rialzista, se succede quest’altro la prendiamo ribassista.
Questo viene facilitato dallo scrivere dei codici in cui si definisce la regola, e ogni volta che il sistema rivede la situazione l’operavità viene ripetuta costantemente.
Questo fa sì che andando a ritroso si possano testare varie situazioni che il mercato ha vissuto e quindi si riesca a misurare quant’è la performance che viene fatta da questa regola, e soprattutto quanto si rischia veramente, cioè quanta perdita massima é stata vista nel passato da quel sistema.
Questo drawdown viene misurato sia in termini monetari, cioè in valore assoluto, che in percentuale.
Quando si fanno i backtest il drawdown va utilizzato in monetario, utilizzando size fisse, per capire qual é l’area di utilità del sistema.
Poi l’utilizzo del MM, quindi fixed ratio e incremento di lotti e così via sono strategie che si applicano ex-post, dopo aver valutato il rischio a size fissa.
Trading system
– Darsi delle regole: trigger (livello d’ingresso), setup o filtri, regole di uscita, stop loss e take profit
Categorie: Trend follower (prendono i livelli di ingresso come partenza di un trend alla sua rottura), Reversal (prendono i movimenti che invertono il trend per cui il prezzo tende a rientrare), sistemi Bias (prendono delle inefficienze, es. giorni pari o dispari).
Tipicamente i sistemi trend-follower tendono ad avere percentuali di profitto inferiori al 50% perché hanno stop stretti mentre quando prendono la direzione portano a casa molto grazie al training stop.
L’average trade deve essere consistente perché deve coprire i costi reali di transazioni, quindi commissioni e soprattutto slippage che influisce molto.
Qual é il limite per un trading system daily e intraday?
Io sotto i 130 $ non prendo in considerazione niente, tranne in un caso in cui ho un sistema che ha un average trade di 70$ perché ha una caratteristica particolare.
In media ogni trade costa 10$ e uno slippage medio che può variare dai 10$ se parliamo del crudoil o gas, ai 25$ del Mib o oltre per la benzina.
Lo slippage é la differenza tra quello che registra la strategia come prezzo di ingresso e quello effettivamente registrato dal broker quando viene fatto l’eseguito.
Questa differenza va a incidere sull’average trade perché noi lo calcoliamo sulla statistica.
Si lascia sempre sul terreno attorno al 20% del rendimento con un broker normale, può essere ridotto utilizzando VPS per ridurre la latenza.
Ci vuole comunque un’infrastruttura HW abbastanza potente.
Nell’esempio del sistema reversal vediamo che le percentuali di profitto sono molto elevate, perché va a prendere una percentuale piccola di rintracciamento del trend contro stop molto ampi.
Per la mia gara ho deciso di scegliere 5 sistemi: 2 sono bias (uno sull’oro e uno sulle carni di bovino), uno é trend follower sull’oro, uno sull’Spx e uno sul rame.
Nelle slide c’è il test degli ultimi due anni: l’insieme del portafoglio ha un ottimo rendimento con un rischio di drawdown contemporaneo davvero basso, con un rapporto tra drawdown e rendimenti di circa 20 venti volte..
Gennaio e febbraio sono andati molto bene, aprile é un mese difficile con movimenti falsi, si affrontano periodi di difficoltà e periodi di run-up, é normale.
Un cosa importante del motivo per cui ho scelto questi sistemi é la matrice delle correlazioni dei sistemi, basata sulla giornata: avere dei sistemi contro correlati é molto importante a livello di portafoglio perché permette di non andare in drawdown in contemporanea.
L’equity line in reale del primo trimestre é al 78%, con dei drawdown del 17-18%.
Negli ultimi giorni (20 aprile) invece siamo andati a 40% di drawdown, ci può stare essendo un campionato.
Non avrei questo tipo di aggressività se fosse un conto normale cin un portafoglio di trading system.
Enrico: Andrea Unger nei campionati ha usato tantissimo Money Management, perché la logica di reinvestire i profitti in un campionato é fondamentale. Ci sono varie tecniche, io la adotto di portafoglio, quindi attacco nuovi sistemi man mano che i sistemi precedenti generano profitti, c’è chi reinveste nei sistemi già attivi.
Stefano: io sono della filosofia del fixed ratio, per ogni sistema quando ha guadagnato una determinata cifra aumento il numero di contratti.
Devo dire che é un sistema che ti aiuta a smussare molto i drawdown perché tende a dare più peso al sistema che sta andando bene: se continua ad andare bene sopperisce a sistemi che vanno male.
Il limite dell’overfitting é che non vediamo andare in reale i sistemi come avevano fatto nel backtest, e tipicamente in questo caso il mean reverting della equity non esiste.
Enrico: Una delle massime di chi fa trading system é che le buone strategie stanno in poche righe di codice. Sei d’accordo?
Stefano: alcuni mercati si possono tradare con poche righe, ma questo ti espone a drawdown molto significativi. Qualche filtro in più va messo soprattutto sul lato del rischio e non sul lato del rendimento.
Enrico: generalmente i sistemi hanno delle regole di ingresso e di uscita, basate su pattern, si possono mettere SL e TP parametrizzabili.
Usi degli stop sui sistemi o solo antirovina, utilizzando la massima perdita possibile?
Stefano: in generale SL e TP sono l’ultima cosa che sviluppo in un sistema, il sistema deve reggere anche senza.
Uso gli stop anti rovina per tranquillità, per non trovarmi in una posizione sbagliata e continuare a rimanerci.
Enrico: Pensi di poter staccare un sistema? che criteri usi? una logica di controllo dell’equity o altro?
Stefano: Uso un sistema che usano anche altri: una volta raggiunto il 70% del drawdown storico, statisticamente i sistemi continuano in quella direzione. Ne ho staccati e visti rompersi diversi, non ultimo il dax sta cambiando anima, non ha più quell’anima breakout che aveva, e quindi qualche sistema a malincuore bisogna staccarlo.
Enrico: Hai una strategia per il campionato? vai a testa bassa e non ti importa degli altri oppure se ti rendi conto che stanno rischiando tanto ti fermi?
Stefano: No, non sono dell’idea che bisogna fermarsi quando si é già guadagnato. Se uno é un trader sistematico deve continuamente seguire quello che fanno i sistemi.
Tipicamente quando uno pensa che un sistema non rampi più perché ha già fatto molti profitti, é la volta che continua a fare serie di operazioni positive, andando oltre la serie storica.
Enrico: Spesso si dice che il trading sistematico toglie la componente psicologica, io non sono del tutto d’accordo, nel senso che sicuramente si controllano costantemente i sistemi, se non altro per controllare gli allineamenti, e quando i sistemi vanno in drawdown la psicologia conta, il discorso di staccare i sistemi perché non ti fidi più.
Stefano: la psicologia conta moltissimo, soprattutto sul dubbio che si rompa il sistema, non si é mai sicuri che quella regola che si é definita continui a verificarsi sul mercato. Quando il sistema entra in drawdown la prima domanda che uno si pone è: è cambiato il mercato o siamo in quella fase in cui la volatilità o determinate caratteristiche tecniche non fanno più andare un sistema per un determinato periodo, o si è veramente rotto? Psicologicamente questa è la cosa più devastante.
L’unica cosa da fare è seguire dei protocolli e staccare l’equity line quando è ora, e si riattacca quando fa i massimi dell’equity.
Uno dei motivi per cui ho iniziato a fare TS era staccarmi dal mouse quando non si vede l’ora di fare clic, tipicamente prende l’ansia e il panico. Le fasi di panico sono poi quelle in cui bisogna comprare e non vendere, e per me il trading discrezionale ti espone a dei livelli di stress che a lungo andare non sono sostenibili.
In più con i TS c’è la possibilità di seguire N mercati contemporaneamente questo è il vero valore aggiunto.
Attualmente ho 35 sistemi su mercati diversi che continuano ad operare in fasce orarie e periodi dell’anno diversi.
Enrico: La cosa più difficile sono tutti i test di robustezza, e la gestione della selezione dei sistemi, con tutti i possibili filtri, richiede poi molto tempo di ricerca.
Stefano: di 20 sistemi che si costruiscono se ne tiene uno mediamente.
Cosa consigli a chi vuole iniziare?
Tanta buona volontà e ore di studio e lavoro.
Qual è un capitale minimo per partire in reale e quale invece per poterci vivere?
Minimo 50k, é un livello che permette di avere dei drawdown abbastanza sotto controllo che non ti mettano nella condizione di andare in paralisi psicologica.
Per viverci secondo me ben sopra i 100k.
Non tutti possono avere questi capitali, bisogna cominciare in modo soft, accostando questa come una seconda entrata.
Quando il capitale inizia a crescere e i guadagni diventano costanti, allora si può pensare di farlo come mestiere.
Cosa hai imparato dal trading e portato nella tua vita reale?
Portare tanta concretezza e razionalità, e rendersi conto di quello che si sta facendo.
Tante volte l’overfitting nasce dal non voler vedere certe cose, dal voler vedere un’equity bella che poi nella realtà non funziona.
Le perdite ci sono e non si possono evitare tutte, facciamo il possibile per evitare quelle che si riesce.
RISORSE CONSIGLIATE
Qualche libro si trova, con delle buone idee, sicuramente Andrea Unger con il Trattato di money management, e Building Winning Algorithmic Trading Systems di Kevin Davey
In italia quelli di Enrico Malverti e Luca Giusti.
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Non sono ancora diventata ricca, e nemmeno copro le spese per pubblicare il podcast, però se deciderai di acquistare queste risorse cliccando sui link, ti sarò grata per aver contribuito a mantenere vivo il progetto Vita da Trader.)
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