Trader dal 2000 anni, Pietro Maria Terzano ha iniziato come broker per una società di shipping, diventando poi trader privato e ha fondato negli ultimi anni la Savius LCC, una società prop-house a Chicago.
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L’intervista a Pietro Maria terzano
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Gli inizi
Ha cominciato lavorando come broker per una società di shipping, quindi trasporto derivati del greggio, ero una sorta di mediatore su di un mercato fisico, nei primi anni 2000, fino al 2007.
Il mercato dei trasporti ha una volatilità pazzesca, e spesso c’è più margine di guadagno che sulla materia prima stessa.
Mi sono appassionato così.
Ho cominciato a studiare e a lavorare sul mercato dei derivati, che all’epoca era un far west, OTC, non centralizzato.
Lì ho imparato e visto tutta la nascita di un mercato, e come funzionano i meccanismi sia sulle materie prime che di borsa.
Sono stati anni di lotta, in cui il mercato si è sviluppato, e ho avuto la possibilità di parlare direttamente con i trader professionisti, e da ognuno di loro ho imparato a capire come ragionavano e come funzionano i mercati.
Eravamo gli unici broker italiani del mercato del cross-med, e ci siamo presi un piccolo posticino.
Mi sembrava che non fossimo davvero attrezzati per competere con i colossi, per cui ho poi cercato di vendere l’azienda, che poi é stata comprata da un gruppo norvegese.
Ho visto giochetti, manipolazioni di mercato, gli squali buttarsi sulla preda ferita…
I momenti difficili
Mi sono trasferito a Monaco, c’era l’idea di aprire un piccolo fondo.
Nel 2007 sono passato quindi dall’altra parte della barricata, a quel punto i trade dovevo farli io.
Sono partito malino ma poi ho iniziato ad ingranare, era un periodo di trend long, per cui bastava comprare sui dip.
Non c’era una cifra troppo alta per comprare.
Ho pompato il portafoglio e sono arrivato al 147% nell’estate 2008, poi scoppiò Lehman Brothers.
Il mercato iniziò a scendere fino al 50% attorno a metà novembre. Non sapevo se era un’occasione per comprare, perché statisticamente era il periodo più forte.
Decidemmo di non comprare ma tenere le posizioni, e in dicembre il mercato si liquefò… nel senso che essendo un mercato OTC mi sono trovato che dall’altra parte non c’era nessuno.
Per riprendermi ci ho messo molto, ho capito che mi mancava una parte di preparazione e ho iniziato a studiare tutta la parte che mi mancava.
La prima cosa che cerchi è la tecnica, per cui studi tutto quello che trovi di tecnico.
Poi cerchi il guru, per cui sono andato da Joe Ross, Larry Williams, ecc, e da ognuno ho imparato qualcosa.
Sono partito live e ho provato a fare il trader in proprio per conto mio e ho preso delle musate pazzesche.
Ad un certo punto ho cominciato a cambiare alcune cose, ho iniziato a lavorare in team con un socio, ed è stato un turning point.
Ho iniziato a uscire dalla schiavitù mentale di quello che era successo nel 2008.
Perché la Savius?
Ho ripreso anche a lavorare sulle commodities con un’azienda di Monaco.
All’interno di quest’azienda è nato anche il progetto Savius, volevamo prendere il modello delle prop-house americane e umanizzarlo.
Prop-house: dagli anni 80 per non incorrere in conflitti d’interesse molte banche d’investimento hanno staccato il loro dipartimento di trading speculativo in aziende a parte, da qui c’è stata una regolamentazione trasversale e sono nate queste figure professionali, dove si fa trading con capitali propri.
Da quando i mercati sono cambiati le prop-house hanno iniziato a lavorare anche sui servizi, si sono trasformati in società di brokeraggio, cioè prendono giovani trader che lavorano per loro dandogli leva maggiore.
Il fatto di dover fare un test per poter accedere ai conti reali aumenta la disciplina e le regole, e permette di imparare a guadagnare in demo rispetto un risk management stretto.
Dopo si può passare in reale e si ripete la learning curve.
All’inizio abbiamo selezionato su 400 curriculum una ventina di candidati, ma messi in reale hanno perso tutto il capitale.
Allora abbiamo deciso di fare prima il test e verificare un track record reale, ma i risultati sono stati anche peggiori.
Da quello che abbiamo visto, su 100 persone solo 30 passavano il test, che era anche molto facile l’anno scorso; di questi 30 il 20% non metteva mai un piede in positivo, un altro 20% restava un po’ lì per poi perdere tutto.
Alla fine quindi circa il 4% riusciva a guadagnare per un po’, fino al primo mese, poi quando ricevono il primo assegno dei profitti i soldi che erano virtuali diventano reali, e da lì iniziano a perdere di nuovo.
Quest’anno abbiamo cambiato un po’, abbiamo sempre il canale standard con il test e la fase successiva, e stiamo lavorando per raggiungere un percorso che chiamiamo Algo, per avere persone che tradano con i nostri algoritmi, almeno sappiamo quello che fanno…
Sono convinto che un bravo trader non debba essere uscito dalla Sorbona, però un minimo di conoscenza del mercato e del tipo di ordini ci vuole…
Cosa é cambiato quando sei passato a fare trading con i tuoi soldi?
Ero già sotto un treno psicologico, ero passato dalle stelle alle stalle.
Quando sono partito ero convinto di partire bene, invece sono partito male e quindi dovevo sempre recuperare.
Oltre a questo c’era la non tranquillità di doverci campare.
Ho trovato due cure: allargare il time frame andando a guardare cicli più grandi, e la semiautomatizzazione, cioè ho degli algoritmi che mi danno il segnale o fanno l’entrata, ma poi la gestione del trade la faccio io.
Secondo me la gestione del trade é la parte più importante e metterla giù in un algoritmo solo é difficile.
Il contest che stiamo facendo adesso ad es. che parte da una strategia alto che diamo noi, avrà 20 risultati diversi con venti persone che ricevono lo stesso segnale., e lo possono gestire in modo prudenziale o aggressivo, e dipende molto dalla parte psicologica e dalla parte di money e risk management.
[ctt template=”7″ link=”5c231″ via=”yes” ]Su entrate random, un bravo trader riesce comunque a cavarsela. Pietro Maria Terzano @VitadaTrader[/ctt]
Ancora adesso io vado a fare corsi per imparare sempre.
IL TUO TRADE PEGGIORE?
Era il 2011: il Crude oil é salito del 11% e ho iniziato a shortare da quando era al 4,5%…
Non fate mai il ragionamento di quanto può salire, o che il mercato sia salito o sceso troppo.
Può salire fino al daily limit, se non sapete cos’è andatevelo a studiare 🙂
Perché la maggioranza dei trader non hanno successo?
Il primo motivo é la sottocapitalizzazione, questa è la prima grande truffa.
Quando ci sono dei professionisti che fanno il 20-30% all’anno, non puoi fare dei conti dove per vivere devi fare il 300%.
Magari lo puoi fare, ma ti sei giocato 5k come se fossero 100k, non c’è coerenza.
E poi non sono pronti da un punto di vista psicologico a perdere, ai loss.
C’è anche un talento naturale.
COSA CONSIGLI A CHI INIZIA?
Per prima cosa di aspettare ad aprire un conto live, la prima fase è imparare prima una tecnica.
Puoi andare da Federer a imparare a giocare a tennis, ma poi il diritto lo dovrai fare tu, e non é detto che tu sia come Federer.
Se tu sei Federer o no, a parità di tecnica, lo determina la tua capacità quando sei a mercato di gestire le tue emozioni.
Ci devi arrivare gradualmente. Prima inizi a guadagnare in demo castamente, poi provi a farlo in reale, e vedrai che c’è una differenza abissale.
Ci sarà un periodo in cui guadagnerai un po’ e poi perderai tutto, poi la fase successiva inizierai a guadagnare poco e perdere poco, costruendo pian piano la tua equity.
Per me una cosa fondamentale é che le performance migliori le ho fatte costruendo la performance poco alla volta, un mattoncino al giorno, e a fine mese hai costruito un muro, dopo tre mesi una muraglia cinese.
Cercare di proiettarsi non sulla singola giornata, ma su un orizzonte temporale di almeno 100 sedute.
RISORSE CONSIGLIATE
Ryan Jones – The Trading Game: é l’ideatore della Fixed Ratio
Mandelbroth – Il disordine nei mercati. Una visione frattale di rischio, rovina e redditività
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