Trader dai 18 anni, Giuseppe Vonella oggi con l’aiuto dell’analisi ciclica opera prevalentemente sugli indici, seguendo l’armonia di prezzo e tempo.
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L’intervista a Giuseppe Vonella
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Gli inizi
Sono calabrese e attualmente vivo a Bologna dove frequento la laurea magistrale in Finanza, intermediari e mercati.
Ho iniziato a fare trading a 18 anni, ma ho iniziato a studiare molto prima.
A 15 anni ricordo mio padre che tornava a casa stanchissimo dal lavoro, con mille pensieri per la testa, tra bollette assicurazioni tasse… Questa situazione mi dava rabbia perché mi sentivo impotente nel poter dare un sollievo e una mano alla mia famiglia.
Quella sensazione mi é rimasta, mi ha dato un motivo per provare a porvi rimedio.
Ho sempre avuto una sorta di avidità per la conoscenza, sono ossessionato dai numeri.
Ho una memoria eidetica che mi ha aiutato molto.
All’epoca andava di moda il poker e io adoro le probabilità e il calcolo combinatorio.
Ma il trading non é un gioco, é una professione.
Fu proprio il poker che mi portò al trading, perché cercando libri sul poker scaricai per caso un libro di Renato Di Lorenzo, e scoprii così l’esistenza del trading.
Cominciai a leggere parecchio, sono diventato un accumulatore seriale di libri di trading, il primo fu quello di Murphy, poi mi sono spostato su Ross, Larry Williams, ecc.
Avevo capito che quando avessi compiuto 18 anni mi sarei voluto cimentare in questa prova e vedere di tirarne fuori qualcosa di buono, fermo restando che l’obiettivo era di aiutare la mia famiglia, avevo sempre questa voglia di rivincita.
Si é presentata l’occasione quando decisi di utilizzare la borsa di studio che avevo ottenuto per fare trading.
I primi risultati erano molto positivi, tanto da far triplicare la mia borsa di studio in 6-7 mesi.
Allora il mercato mi ha ricordato la prima legge del trading: devi decidere se essere amico del mercato o suo finanziatore.
Il mercato mi aveva dato un prestito, un’opportunità: io adesso ti faccio guadagnare, ora dimostra che i soldi te li meriti. Non me li meritavo.
Ero molto preciso, e questo mi aveva permesso di avere dei buoni risultati. Questo é durato 6-7 mesi e si é spento in una settimana.
I momenti difficili
E’ stata una bellissima spike della mia vita, dove mi hanno venduto tutti su questa spike, e io nemmeno me ne resi conto perché avevo raggiunto un livello di eccesso di confidenza, non avevo ancora conosciuto la perdita.
La cosa positiva é che ho passato un anno a fare le più grandi fesserie che un trader possa fare: superleva, mediare posizioni improbabili, mettere stop loss randomici, trailing che non esistono…
Sostanzialmente stavo inseguendo la mia perdita, la inseguivo molto bene perché questa perdita cresceva e a un certo punto il mio conto era quasi bruciato.
E’ una sensazione brutta, di panico misto a delusione misto a vergogna.
Mi sono detto: “Ho iniziato a fare trading perché voglio aiutare la mia famiglia, ho vinto una borsa di studio e la sto usando per fare trading, ora vale il 90% in meno di quanto valeva prima.”
Questo ti fa sentire che hai fallito un obiettivo che era qualcosa di molto di più.
La lucidità del momento è stata di rendermi conto del baratro in cui stavo andando, prelevai tutti i soldi che mi erano rimasti sul conto, e smisi di fare trading.
Ho dovuto attivare dentro di me una completa destrutturazione della mia vita: mi sono dovuto guardare allo specchio e dire “Tu non sai fare trading. Pensavi di essere un trader, pensavi di aver studiato ed esserti impegnato, ma non hai saputo farlo.”
C’è una grande differenza tra desiderare qualcosa, avere delle aspettative, e fare i conti con quello che puoi ottenere.
Quello che puoi ottenere dipende da una serie di variabili, e dall’impegno che ci metti.
Fu il periodo più brutto della mia vita.
Ora ne parlo con serenità, ho recuperato quello che avevo perso e da circa tre anni non sono più un finanziatore del mercato.
Ho interrotto la mia attività di trading ma non il mio approfondimento della conoscenza del trading, non mi ero dato per vinto.
Con molta umiltà l’estate successiva andai a lavorare, perché avevo accumulato una perdita e la dovevo reintegrare, non mi potevo permettere di rischiare ancora qualcosa nel mercato.
Ho pianificato una destrutturazione della mia vita, soprattuto a livello mentale, partendo dal linguaggio.
Sono un appassionato di filosofia, cito Jacques Derrida che attribuiva al linguaggio una forma simbolica.
Il mercato ha un suo linguaggio, un suo modo di esprimersi, può essere un grafico, un prezzo, un mac, ma se quel linguaggio non l’hai capito, non puoi pretendere di presentarti ad un appuntamento e presentarti se materialmente non parli la stessa lingua.
Tutto questo mi ha provocato una sorta di sano scetticismo: vedevo tutti i libri che avevo letto eppure il risultato non era stato buono.
E’ stato costruttivo: provavo tutti gli indicatori, mi chiedevo “perché questo stocastico non funziona?”
Ho provato tutti gli indicatori, compresi quelli più esotici, e li ho voluti smontare pezzo per pezzo, andando a vedere come sono fatti, come funzionano davvero.
Cominciai a riempirmi di monitor, cercavo di avere una visione complessiva più ampia, volevo poter vedere tutto.
Non ho mai smesso di guardare il mercato anche se non facevo trading, ma seguivo tutti i mercati su tutti i TF.
Volevo capire dove avevo sbagliato, mi sono messo a studiare i grafici su carta, senza nemmeno un conto demo, per non aver nessuna aspettativa sul risultato delle operazioni.
A un certo punto ero pieno di fogli, e ho cominciato a mettere le cose in ordine in un foglio excel.
A un certo punto mi resi conto di quanto sia pericolosa la conoscenza presa a prestito: io non ho mai avuto un formatore perché non me lo potevo permettere, come studente e con il guaio che avevo combinato, per cui il mio maestro sono stati i libri, ma solo col tempo ho potuto capire che non tutti sono in grado di insegnarmi qualcosa.
Questa conoscenza doveva essere interiorizzata.
Anche grazie ai miei studi, ho iniziato a rendermi conto che le cose che funzionavano spesso erano correlate alla fisica e alla matematica, che i mercati hanno dei comportamenti molti simili alla fisica.
Avevo bisogno di condizioni salde, ero un autodidatta che aveva fatto i conti senza l’oste.
Ho passato anni molto intensi a capire quali potessero essere le relazioni, e ho cominciato a sperimentare delle situazioni in cui determinati aspetti della fisica, della matematica e della geometria si manifestassero.
“Studio matto e disperatissimo” come direbbe Leopardi.
Ho cominciato a mettere questa cosa in concreto con molto, moltissimo excel, ho cominciato a individuare delle relazioni, cercavo l’armoniosità nei movimenti di mercato.
Ho studiato la volatilità anche, cercando di capire perché e quanto un mercato può essere volatile, cercando di sfruttare questa cosa a mio favore.
C’é armonia nei prezzi, nei modi di pensare delle persone che si trasferisce nei prezzi, al punto che questa armonia mi ha portato a fare del tempo una delle principali componenti del mio trading, utilizzo molto i cicli.
Einstein diceva che il tempo é relativo: basta prendere lo stesso grafici su 3,4 time frame diversi e non si capisce più nulla.
Questa armonia é frattale, mi sono piaciuti molto i lavori di Mandelbrot, il padre fondatore della geometria frattale.
Per capire che il Dax é un bambino cattivo devi prima capire qual é il linguaggio che parla il dax, devi fare un passo indietro e aspettare, devi descrivere dentro di te quell’armonia, provare a trasportarla in un ambito che esula dalle emozioni, ed é difficile perché le idee nascono dalle emozioni.
E’ difficile fare un trading che non sia emozionale.
Quando hai ricominciato dopo questo periodo di studio?
Ancora non avevo trovato il mio habitat naturale, mi sentivo perso perché mi erano crollate le certezze di un anno di lavoro.
Quindi ho cercato il mio modo di fare trading.
Partivo da una situazione psicologica svantaggiata, sapevo di averla combinata grossa perché volevo dare una mano alla mia famiglia e invece ho complicato le cose, per cui ho deciso di metterci di nuovo la testa dentro con gradualità.
[ctt template=”7″ link=”z06a8″ via=”yes” nofollow=”yes”]Non si ha successo nel trading perché si ha un talento innato ma lo devi volere, e per volerlo devi studiare. -Giuseppe Vonella @VitadaTrader[/ctt]Il mio obiettivo nel trading non é diventare ricco, ma portare uno stipendio in più a casa, é la longevità.
Nella longevità puoi imparare tantissime cose, a sbagliare e ad imparare dagli errori che commetti, puoi innestare un circolo virtuoso, che passa da una serie di studi che devi fare su te stesso, ci devi mettere la testa, ti devi fare il mazzo.
La pianificazione della risalita
Mi sono stabilito un guadagno giornaliero basso ma stabile, che mi permetteva di riprendere confidenza con certe sensazioni e abbassare l’insicurezza, per ricostruire il capitale perso.
Mi ricordo che mi mettevo a studiare i grafici stile monaco tibetano, mi isolavo, e aspettavo anche tutta la giornata l’operazione da fare: l’operazione che decidevo di fare doveva avere una certezza quanto più probabile possibile che fosse una buona operazione.
I risultati che facevo da quel momento in poi me li volevo meritare, non li volevo attribuire alla dea fortuna.
Era circa tre anni abbondanti fa, inizialmente facevo molto overnight. Ora faccio molto scalping e poco overnight.
Lo scalping mi ha abituato a un contatto corpo a corpo col mercato che ti abitua a provare tante emozioni e fare ragionamenti che devono essere veloci, e se non sono istintivi fai fatica, dovevo trovare un buon compromesso perché non c’era il tempo di stare a calcolare molte cose.
Mi sono reso conto che nelle operazioni overnight al massimo dopo due giorni chiudevo l’operazione, che fossero 30 o 50 euro la chiudevo perché avevo bisogno di ricostruire una confidenza che non avevo e forse non avevo mai avuto.
Questo lavoro l’ho fatto per due anni, mi ci é voluto due anni per dimostrare al mercato, a me stesso, che potevo non essere un suo finanziatore.
Subentra un meccanismo psicologico che ti spinge a dire “se oggi ho fatto 2 operazioni e le ho fatte giuste, vuol dire che sono in sintonia col mercato… accontentati, fermati. Ricordati come sei partito, cosa é successo e dove sei adesso.”
In questo modo ho acquisito metodo, esperienza, e una serie di cose che mi portano poi ad avere risultati costanti.
Per me un trader abile é colui che é resistente alla casualità degli eventi: se sul mercato ci sei stato un anno e sei stato spazzato via… non eri un bravo trader.
Ci sono trader che sono sul mercato da molto tempo, per questo hanno il privilegio di poter insegnare, perché hanno acquisito una conoscenza ma sono anche diventati resistenti al caso e alla probabilità.
La tua giornata tipo
Devo districarmi tra trading e università, e non é facile, soprattutto con orari universitari improbabili.
Materialmente ho sempre un portatile o un tablet con me ovunque vado.
Quando sono a lezione con una mano interrompo il professore, perché sono uno che rompe le scatole se non sono convinto, nel frattempo con l’altra mano sto seguendo i grafici.
E’ molto complicato da fare, mi ci é voluto del tempo a gestire le due cose.
La cosa più difficile da gestire é il riposo, perché hai bisogno di dormire, ma io non ne ho tempo.
E’ paradossale che il tempo é una cosa fondamentale nel mio trading e io non ne ho.
Per cui mi sono dovuto inventare dei cicli di sonno. Abbiamo bisogni di un nocciolo duro in cui ti devi riposare.
Quattro ore e mezza di sonno, all’inizio é stata durissima.
C’è bisogno di un equilibrio, a me ha aiutato molto la meditazione, prima la facevo più spesso, mi é servita molto perché é soprattutto una pratica di vita, che ti aiuta ad essere più razionale nelle decisioni. La consiglio specie a chi fa il lavoro del trader, perché é bombardato da tantissime emozioni.
Non mi piacciono le notizie, perché c’è una differenza tra rumore e segnale: la notizia é rumore, il grafico é segnale, sono due cose diverse.
Non é sbagliato prendere in considerazione le notizie, il problema é l’overdose di informazioni e personalmente ritengo che se una notizia é abbastanza importante, questo si rifletterà nel grafico.
Cosa consiglieresti a chi inizia?
Gli chiederei perché vuole fare trading.
La risposta di solito é legata ai soldi e alla libertà economica. In realtà manca totalmente la percezione di rischio e di probabilità e questo ci rende fallaci nelle scelte.
Consiglierei di non mettere un singolo centesimo nel mercato se prima non ha studiato, tanto tanto tanto, non c’è mai un troppo nello studio.
Gli auguro anche di fare tanti errori e il più presto possibile. Perché puoi avere letto tutti i libri che vuoi, ma se non ci metti la testa non ne esci.
Io sono una persona molto sensibile per certi versi, e mi lascio molto influenzare, per cui costruire il mio figlio excel mi ha aiutato molto ad essere più saggio, più accorto nelle scelte che faccio.
E’ come se avessi proiettato la parte razionale di me su un foglio di calcolo, io so che quella é la mia parte razionale, da cui non posso prescindere.
Se non gli dessi ascolto, sarebbe buttare all’aria tutto quello che ho imparato da tutto quello he ho sofferto, lì dentro c’è tutto quello che ho imparato e il dolore che ho attraversato.
Poi suggerirei di iniziare con gradualità e poca leva.
Io ero un fan accanito della leva ad es., la usavo perché vedevo come poteva amplificare le possibilità di guadagno, però va in senso bidirezionale.
All’inizio ero molto bravo a trovare i punti di ingresso, per cui la posizione andava subito in guadagno, per poi iniziare a trovare indietro proprio un pelino primo del target, per poi tornare in pari e anche violare il mio supporto. Per cui mi trovavo con una posizione in perdita perché non mi davo degli obiettivi, nemmeno mentali.
Devi rivendicare il tuo diritto a cambiare idea ogni volta, altrimenti é inutile aprire una posizione, la chiuderai in perdita se non ti dai un target.
E’ una cosa su cui ho dovuto lavorare molto perché tra l’altro il mio broker ha il cosiddetto stop loss automatico, cioè se entri in marginazione il broker se la posizione va al -50%+ 0,001 chiude la posizione.
Per cui mentre prima il prezzo saliva, scendeva e mi prendeva lo stop, ora ho lavorato molto sul prendere i target e ho tramutato questo problema in qualcosa che mi obbliga a darmi un target, sia di prezzo che di tempo.
Il problema principale per cui una persona non chiude una posizione é che si sente traditrice di se stessa: ho investito su quella posizione una parte di me, proiettando su quella posizione una mia idea, in quella idea ci ho investito il mio tempo e anche il mio denaro.
Se rinnego quell’idea, materialmente sono traditore di me stesso.
Io all’inizio ero così, mi fissavo che il prezzo doveva andare da A a B, e se non ci andava me la prendevo nei denti.
Ancora oggi fai trading con una certa pressione, perché devi portare a casa ogni mese un X, con un capitale che non é enorme, giusto?
Ho immensamente paura di diventare ricco e di diventarlo in breve tempo.
Questo per due motivi: rischia di privarti di quella parte buona di te, e seconda cosa, potrei essere a quel punto arrivato alla fase matura del mio ciclo… preferisco la longevità, la stabilità.
Come ti gestisci per riuscire date queste condizioni?
Io so che quando arrivo alla fine del mese devo almeno raggiungere un tot di budget: l’affitto, i libri. le tasse universitarie, il cibo…
Per arrivare ad un obiettivo devi ridurlo, rimpicciolirlo, farlo diventare talmente microscopico e dividerlo in pezzettini.
Divido il mio obiettivo in milioni di parti e provo a raggiungere ogni giorno una milionesima parte di quello é il mio obiettivo.
Sostanzialmente mi dò un budget settimanale.
Io devo sistematicamente raggiungere dei target: quello che guadagno ogni settimana lo prendo e lo sposto in un altro conto, che é la mia sopravvivenza.
La settimana successiva non reinvesto i profitti finché non ho la stabilità per farlo, vado avanti con quello che avevo la settimana precedente fino a fine mese, fino a raggiungere l’obiettivo. Una settimana mi va male, nel frattempo ho accumulato un certo budget che mi permette di respirare.
La differenza la fa il money management. All’inizio ero una capra e non sapevo nemmeno cos’era il fixed ratio.
All’inizio andavo in overtrading, ora so pazientare, l’occasione arriva o non arriva e in quel caso te la devi andare a cercare, e in questo caso la pressione mi attanaglia.
Se il mercato non mi viene incontro, la pressione é tanta ma io devo essere portato a rischiare.
Avere una stabilità nel tempo mi ha permesso gradualmente di iniziare a capitalizzarmi, molto lentamente.
Ho intenzione di farlo ripetutamente sempre e con costanza.
RISORSE CONSIGLIATE
Il disordine dei mercati – B. Mandelbrot
Multifractal and 1/noise : Wild self affinity in Physics
Minkowski Geometry di A. C. Thompson
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L’OMAGGIO DI GIUSEPPE
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Roberto Brazzini dice
Complimenti per l’insieme del progetto vita da trader, sono un ” fortunato” disoccupato con la passione del trading che sta approfittando del tempo disponibile per cercare di farne un mestiere, pascolando per internet ho incontrato questo ben di dio, ogni giorno dedico almeno 1 ora a leggere o come oggi vedere un video sul tuo sito, grazie di cuore, peccato che il tuo progetto sia terminato, ma si vede è finito il ciclo .
Nello specifico l’intervista a giuseppe mi ha veramente emozionato, mi sono molto rivisto, a parte che io sono un pò vintage rispetto a lui e alcuni studi li devo ancora fare, la mia situazione è simile sia economicamente che emotivamente.
Non so se hai contatti con Giuseppe ma nel caso ringrazialo da parte mia.
Insomma, ti faccio tanti complimenti.
Ciao e buona vita
Roberto