Specializzato sul Commodity Trading, Giancarlo Dall’Aglio é trader professionista dal 2002, e opera nel medio termine con un mix di tre strategie.
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L’intervista a Giancarlo Dall’Aglio
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Gli inizi
Ho iniziato a fare trading nel 2000, quando guardavo le vetrine delle banche e sui monitor c’erano le quotazioni delle azioni del nuovo mercato, tutte quelle azioni che in collocamento facevano +30% e dopo una settimana avevano fatto il +100%.
La gente era molto interessata da questi guadagni, io facevo delle operazioni di conto corrente presso la mia banca, per la società che gestivo nel mondo dello spettacolo.
I telegiornali ripetevano ogni sera che la borsa andava su, un 3-4% ogni giorno, quindi ci provai.
La mia prima operazione é stata disastrosa, sul titolo Calcio Lazio, l’anno della vittoria dello scudetto, probabilmente comprai sul massimo storico.
Cominciai a comprare vari titoli sul listino italiano, Tim, Seat Pagine Gialle, Ebiscom, ecc.
Qualche operazione incominciava ad andare male perché ero arrivato quando la festa stava per finire, incominciò il crollo del Nasdaq e dei titoli dot.com e di tutto ci che aveva funzionato per un paio d’anni fino ad allora.
Rimasi con il cerino in mano su tanti titoli che entrarono a far parte della collezione di posta nell’armadio, di scheletri.
A quel punto iniziai a studiare: di giorno mi occupavo del management e di sera studiavo su internet come fare ad operare in borsa.
Nel 2000-2001 si era nello stato pionieristico del trading, c’erano piattaforme che non avevano il refresh automatico, il push, e le quotazioni erano ritardate di qualche minuto.
Alla fine riuscii a recuperare le perdite, incominciai a vendere tutto ciò che avevo in portafoglio anche in perdita.
Bombardavo di telefonate il broker, per tradare le valute, l’EURUSD quando ancora non si poteva fare, e allora mi misi d’accordo con il borsino della mia banca e alle 1430 all’uscita dei dati macroeconomici americani telefonavo in banca e riuscivo a fare qualche operazione, che ovviamente la maggior parte delle volte andava in perdita perché arrivavo sempre in ritardo quando il movimento era già avvenuto.
Tutto questo é servito da esperienza sul campo per imparare come ci si comporta in borsa, qual é l’approccio giusto, quali sono le strategie di trading.
A quei tempi non c’era nulla, cercavo su internet informazioni, avevo trovato un guru del periodo, che dava segnalazioni su come comportarsi, é stato un vero e proprio apprendimento da autodidatta, andando a spulciare si siti americani tutte le notizie e le informazioni che potevano essermi utili, per cominciare a disciplinarmi, per esempio per imparare a mettere degli stop alle perdite ed avere un metodo di trading.
Alla fine questo é il segreto: se hai un metodo che funzionicchia, lo rispetti rigidamente e ti poni delle regole, ti studi le operazioni prima ancora di metterle in pratica.
I momenti difficili
[ctt template=”7″ link=”80CDU” via=”yes” nofollow=”yes”]Il trader che non perde mai non esiste. -Giancarlo Dall’Aglio @VitadaTrader[/ctt]
Le perdite fanno parte del costo aziendale di quest’attività, che é imprenditoriale, che ha dei costi, oltre alla formazione, all’aggiornamento, ai software, le piattaforme di analisi tecnica, la fornitura del flusso di dati, le commissioni, la linea elettrica, e anche le perdite.
Solo quando i profitti sono superiori ai costi, comprese le perdite, possiamo dire di fare trading in modo profittevole, e come attività che sia part o full time poco importa.
Anche i momenti difficili fanno parte della vita della nostra azienda di trading, é il drawdown che ciclicamente succede, e che si supera anche se lima un po’ di capitale psicologico oltre che quello economico.
Bisogna anche aggiornarsi e pensare che la strategia che usavi fino al mese scorso e che ti aveva dato dei frutti, oggi magari a seguito di cambiamenti che avvengono sul mercato funziona di meno e ne vai a cercare altre.
Dopo 14 anni che faccio trading a livello professionistico posso dire che i mercati sono cambiati tanto, nei primi anni erano molto più regolari e tecnici.
Oggi la maggior parte dei mercati sono dominati dalle decisioni delle banche centrali e dalla guerra valutaria che é in atto, tutti vogliono svalutare.
Cosa hai scelto come strumenti e tipo di operatività oggi?
Ho fatto trading praticamente su tutto, ho utilizzato un po’ tutti gli strumenti finanziari.
Nel 2003 mi sono imbattuto nel Commodity Trading, e ho iniziato ad interessarmene.
Lo vedevo come qualcosa di più vicino a me: molto spesso é difficile valutare il valore reale di un’azione, a livello di fondamentali, vediamo i casi di Enrom, Parmalat, Cirio, Siemens…
Le commodities rappresentano qualcosa che utilizziamo tutti i giorni, é stato un po’ questo che mi ha spinto ad occuparmi di questo tipo di settore, negli anni mi sono specializzato nel trading in commodities e su di esse ormai faccio la maggior parte delle operazioni.
Adesso é molto più semplice, anni fa per fare un’operazione sulle carni dovevo chiamare il broker in America, che a sua volta chiamava il runner sul pitt del recinto delle grida, e quindi venivo eseguito dopo 20-25 minuti, a prezzi che comprendevano anche la commissione del runner sul pitt.
Faccio tutti i tipi di Commodity Trading, questa é una diversificazione sul portafoglio molto importante, e mi baso sui fondamentali.
Il grafico é l’ultima cosa che guardo, dopo aver studiato i fondamentali e aver capito che magari ci può essere un’occasione per un eccesso di mercato, per un rapporto tra semina e raccolto che può portare degli utili.
Sono operazioni di medio termine, da qualche giorno a qualche mese, il grafico lo uso per individuare dei livelli su cui entrare.
Il grafico potrebbe essere bellissimo, ma se non trovo il supporto dei fondamentali, della stagionalità, dei miei vantaggi competitivi, l’operazione non la eseguo, piuttosto aspetto che si sfoghi un eccesso di mercato e poi entro dall’altra parte.
L’unico modo per essere competitivi é trovare qualcosa che ci possa mettere dallo stesso lato di coloro che hanno le informazioni privilegiate come chi muove i mercati.
Le commodities danno un vantaggio nell’essere meno legati alle proprie idee, essendo più legate al mondo reale rispetto ad altri strumenti finanziari?
Se guardiamo un grafico di una materia prima agricola, il mais o la soia, possiamo andare a calcolare rispetto agli anni precedenti cosa é successo guardando i fondamentali: quante scorte ci sono? com’è andato il raccolto? quali sono gli effetti del meteo? qual é il rapporto con fra le scorte finali e l’utilizzo, cioè tra la domanda e l’offerta?
Normalmente al di là dei movimenti intraday nel medio periodi i grafici rispettano i fondamentali.
Utilizzo un’operatività con i future in spread trading, che si basa molto sulle stagionalità e gli eccessi di mercato che tendono a rientrare: questo tipo di operatività può essere fatta anche con gli ETF se non si vuole assumere tutto il rischio di un contratto future.
Molta operatività é fatta poi con le opzioni perché c’è la possibilità di operare sul medio periodo basandosi su dove il prezzo non andrà, e avrai tre possibilità su 4 di andare in profitto.
La terza operatività che utilizzo é il trading scalare che é una strategia che si basa sull’acquisto e sulla vendita su livelli predefiniti, una vera e propria scala, soprattutto quando i prezzi sono in prossimità dei costi di produzione: esiste anche il razionamento, molti produttori non avendo più margini diminuiscono la produzione o smettono di produrre, e quindi dopo qualche tempo si avrà l’effetto di un innalzamento del prezzo.
Le banche centrali hanno dato e continuano a dare liquidità a costo zero, il che significa che una grande azienda ha potuto prendere per anni denaro in prestito, far salire il prezzo delle azioni, attirare nuovi investitori retail e portare l’SPX sopra i massimi in un trend infinito a rialzo dal 2009.
Le bolle prima o poi sono destinate a scoppiare, non sappiamo quando…
Gradualmente chi si é messo short ha finito i soldi.
L’elezione di Trump ha dato altro stimolo, perché si parla di infrastrutture e situazioni che dovrebbero favorire la grande industria e lo sviluppo della ricchezza dei singoli.
Cosa ti hanno insegnato il tuo migliore e peggiore trade?
Il migliore non lo ricordo, tendi a cercare di non ricordare per non avere l’effetto onnipotenza. Quando si dà un minimo di confidenza al mercato si sa come finisce.
Il peggiore trade é quello sul cacao dell’altro giorno: sono andato long e il cacao ha continuato a scendere. Scendeva da tanto tempo, ma ho voluto anticipare un po’ un eccesso di mercato che si stava raggiungendo.
Ma io preferisco prendere piccole perdite ed eliminare subito il problema quando una cosa non funziona. Il mercato sta sempre lì e c’é sempre tempo di rientrare.
Il portafoglio alla fine si bilancia per la diversificazione e alla fine dell’anno il risultato é sempre positivo da tanti anni.
Io vedo che spesso l’errore più grosso é perdere troppo con un’unica operazione, perché non si programma attentamente l’operatività di trading.
Bisogna stabilire prima il rischio massimo, e mantenerlo, e non deve superare la propria soglia del dolore.
Se la mia soglia del dolore é 100 dollari, é inutile che metta lo stop a 400 $ perché già a 80 sono stressato.
La tua giornata tipo
Mi alzo alle 630, apro il “negozio”, accendo i computer e inizio a seguire tutti i principali mercati, ho sempre sott’occhio tutti gli strumenti anche se non li trado.
Al mattino quindi ricerca sui fondamentali, vedere se ci sono nuove occasioni e quindi programmarle, dopo di che mi dedico anche ad altre attività, nell’ambito dei mercati finanziari, seguire il mio portale, i collaboratori della scuola di formazione.
Ho sistemato il trading in modo tale che non debba occuparmi tutta la giornata.
Non faccio più di 10 operazioni al mese, per cui posso seguirle con una certa tranquillità, so già dove uscire se le cose vanno male e dove lasciar correre se vanno bene.
Perché hai deciso di fare formazione?
Sono sempre stato a contatto con le persone, prima lavoravo nel mondo dello spettacolo, e questo mi mancava, dal 2002 al 2007 ho fatto solo trading come un’eremita.
Nel 2007 partecipai alla Top Traders Cup e quando vinsi entrai in contatto con entità che si interessarono a me, inizia a scrivere articoli e mi fu proposto di iniziare a fare formazione.
Dopo una serie di collaborazioni con società importanti che si occupano di formazione, ho deciso di mettere su una struttura tutta mia ed é nato Commodities Trading.it e Trading Media Group e sono stati istituiti i corsi, che hanno formato diverse centinaia di nuovi traders.
Alcuni sono diventati professionisti a tempo pieno e questa é una soddisfazione al di là della soddisfazione del business economico, che comunque coi deve essere perché é una delle imprese che metti su.
Per ora utilizzo broker esteri perché in Italia non sono disponibili tutti gli strumenti che utilizzo.
Quali sono gli errori più classici per cui non riescono quelli che arrivano da te?
Le tipologie principali sono due: quelli che stanno iniziando e non riescono a guadagnare stabilmente, pur avendo del talento, e spesso errori di base, di approccio al mercato, di money management.
In questo caso si cerca di ripartire da zero con le mie strategie.
La seconda tipologia sono i trader che sono già affermati che guadagnano già stabilmente, ma vogliono diversificare ulteriormente e vogliono aggiungere al loro trading il settore delle commodities.
Cosa consigli a chi inizia?
Di evitare di fare troppi esperimenti, e lo dico perché l’ho fatto, e ho pagato di tasca mia questi esperimenti, perché non c’era la possibilità di avere formazione qualificata nel 2000-2002.
Oggi c’è un’ampia offerta, ovviamente bisogna distinguere i buoni dai cattivi ma questo le persone devono imparare a farlo in maniera autonoma.
Ma oggi basta andare su internet e digitando nome e cognome troviamo tutto, commenti e opinioni.
Serve anche tanta buona volontà: spesso si partecipa ad un corso, poi il giorno dopo si torna alle proprie faccende senza dedicare almeno quell’ora al giorno per approfondire quello che si é studiato.
Se non c’è questo impegno, che deve servire a farti cambiare un po’ vita, non puoi fare quest’attività.
Che consiglio vorresti aver ricevuto?
Mi sarebbe piaciuto poter aver iniziato al giorno d’oggi, con le possibilità di formazione qualificata, non fare tutte le cretinate che ho fatto all’epoca e avere tutti gli scheletri nell’armadio.
Perdere soldi é una grande palestra, ma quando hai una disponibilità, quando hai 10mila euro e ne perdi 5mila dopo devi fare il 100% per recuperare.
Raccomando di non cadere nei tranelli di persone o entità, anche broker di paradisi fiscali, che ti dicono che si può guadagnare con molta facilità 250 $ in un’ora senza studiare e senza far nulla. Il trading é un’attività imprenditoriale e bisogna affrontare con un certo tipo di preparazione
Cosa hai imparato dal trading?
Ho imparato ad essere più ordinato e più disciplinato, anche se tu guardassi il resto di questa stanza ci sono pile di carte da smaltire… per cui continuo a restare un disordinato, ma nel trading sono molto ordinato e credo sia fondamentale per poter ottenere risultati.
RISORSE CONSIGLIATE
Il libro che tra poco riuscirò a scrivere io… sul trading in commodities c’è davvero poco per ora in giro.
LINK
http://www.commoditiestrading.it/
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