Fernando Di Fazio: scalping e intraday stretto dal 1998
Fernando Di Fazio, 3 volte ai primi post all’IT Cup (1° nel 2016) racconta la sua carriera di trading con lo scalping, dagli albori nel 1998 ad oggi, adattandosi ai cambiamenti del mercato con grande intelligenza ed umiltà.
[thrive_leads id=’5676′]L’intervista a Fernando Di Fazio
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Gli inizi
Si inizia sempre per la passione del trading, altrimenti non ci avvicina
al mondo della borsa e non si fanno operazioni.
Bisogna anche essere predisposto, conosco molte persone che nel 98-99 iniziarono insieme a me, e dopo qualche anno, dopo la bolla speculativa del 2000 sono sparite dalla circolazione. Era stato un momento, ma non hanno poi coltivato la passione.
Per me il 98 fu l’inizio, era una passione che coltivavo già da tempo, era l’inizio delle piattaforme online, una grande occasione per essere più veloci ad entrare sul mercato.
Prima l’ordine era telefonico, molto più lento.
La mia è stata prima una passione numerica: ho collaborato per anni con alcuni giornali per il gioco del lotto, ero un appassionato di numerologia, facevo sistemi e li giocavo, e facevo anche pubblicazioni su giornali a livello nazionale sul gioco del lotto.
Dal lotto sono passato al trading, ho operato quasi tutti i giorni da allora.
Quindi festeggi i vent’anni di trading! All’inizio come hai studiato?
Sempre da autodidatta, sono molto pigro per quanto riguarda libri e corsi, mi piace mettere subito in discussione tutto, ogni cosa che apprendo vado subito a vedere se quello che ho capito di un sistema, di un argomento, funziona davvero.
Nel gioco del lotto mi ricordo la ciclometria, che studiava le vecchie estrazioni, e ci si applicavano un sacco di sistemino, e se eri pronto ad apprendere dai numeri, riuscivi anche ad applicarli.
Così ho fatto anche con la borsa, se mi chiedi quanti libri hai letto… pochissimi, li ho iniziati ma non li ho mai finiti, per pigrizia.
Il metodo che tutt’ora adopero, e lo adatto ai mercati e ai livelli,
perché non sono più i mercati di 15 anni fa,
era molto più facile operare, è un metodo fai da te,
che con l’esperienza ho modificato nel tempo.
Prima non operavo intraday tutti i giorni, facevo più operazioni di posizione perché il mercato lo permetteva di più, anche perché non c’erano tutti questi SW posizionati dagli istituzionali.
Era più semplice operare anche graficamente con l’analisi tecnica, con i fondamentali delle aziende.
Man mano mi sono adattato al mercato, già da qualche anno, da quando ho partecipato al campionato di trading IT CUP, ho utilizzato un metodo intraday.
Non è più possibile usare livelli di supporto e resistenza, analisi tecnica di base alla fine,e mi sono adattato a fare day trading quasi esclusivamente. La mia operatività è quasi esclusivamente sul mercato italiano e chiudo al massimo in asta di chiusura alle 17.30.
Da qualche anno faccio esclusivamente mercato italiano, qualche future se ho la possibilità di seguire il mercato americano la sera, ma vista l’età non ho più l’attenzione che avevo una volta.
Il trading è psicologicamente distruggente, stanca parecchio, si entra facilmente in quelle fasi di overtrading, quando entri in più operazioni, hai 4,5,6 monitor da seguire e non stacchi, non crei quella decompressione e quella lucidità per continuare a farlo.
L’aspetto psicologico fa molto, ho visto che dopo 20 anni di trading… prima non dormivi la notte perché non vedevi l’ora che aprisse la borsa, ora non dormi la notte perché hai fatto troppe ore davanti ai monitor e non ti spieghi il perché.
Ti svegli di soprassalto, un po’ stressato, non riesci ad andare in decompressione.Tutt’ora sto adottando il sistema di fare trading ma staccando spesso e volentieri, di farlo in posti come in vacanza al mare.
Non mi privo di cose che mi danno molto relax.
Sto in vacanza da giugno, mi porto il pc con me: quando hai un metodo, segui 10-15 titoli al massimo, non hai bisogno di tanti monitor per fare un’operatività con 2-300 eseguiti.
Nel periodo estivo si lavora nelle prime ore di aperture e poi dalle 1530 alle 1730 con wall street, per cui si riduce un po’ l’attività lavorativa.
Lo vedo dai volumi, io lavoro molto guardando i volumi, e con meno volumi è difficile lavorare, con pochi volumi ci sono più istituzionali squali in agguato, e per noi trader la vita è più difficile.
Che time frame usi?
Dipende dalla volatilità del titolo, se è ad alta, media o bassa capitalizzazione.
Sui titoli ad alta capitalizzazione, tipo UniCredit, eni, utilizzo in day trading dai 2 ai 5min per fare il trading da book.
Con alta volatilità si scende anche ad un minuto a volte, dipende come operano i volumi sui titoli: a volte provi denaro/lettera e ti viene eseguito proprio perché in quel momento c’è mass market.
Quindi per l’osservazione del book, massimo fino al 5 minuti.
Poi per farmi un’idea del trend, devi anche sapere da dove arriva il titolo, non puoi seguire solo il book, per cui un’occhiata al time frame 1h e 1day lo guardo.
Tornando al tuo amore per i numeri, sei uno di quelli che si ricorda tutti i prezzi anche andando indietro nel tempo?
Quando stai sul mercato tutti i giorni e segui sempre gli stessi titoli, non hai neanche bisogno di guardare più il grafico.
Bene o male se lavorano in una congestione, se ci sono grossi accumuli o una distribuzione, allora utilizzo quel box dove c’è alta frequenza di scambio per fare quelle micro operazioni di scalping. Quando esce da quella congestione e cambiano i prezzi allora vado a ridare un’occhiata al grafico.
Dal pubblico arrivano due domande: quante operazioni medie giornaliere fai, e se sul mercato ci sono molto algoritmi che operano?
Gli algoritmi sono presenti anche fuori dal book, come iceberg, c’è sempre un algoritmo vigile.
Alla fine è sempre il volume che comanda l’operatività, se c’è è dettato da un istituzionale, dalle mani grosse, quindi segui i volumi e ti fai un’idea.
Se ci sono scambi riesci a fare molte operazioni, ad es, su Fiat ed Unicredit si riesce a fare anche 2-300 eseguiti al giorno.
Questo non sempre, non solo per le condizioni del mercato, ma soprattutto per le mie, non bisogna arrivare a quello stress che poi ti porta a sbagliare un’operazione dove vai a perdere quello che avevi guadagnato da 10 micro-operazioni precedenti.
Devono essere mirate, studiando quel box di congestione.
Spiegavo proprio qualche giorno fa, in un webinar sullo stress, come la cosa più importante e meno seguita sia il fatto di recuperare spesso per non andare in accumulo di stress, per cui se si fanno tante operazioni, bisogna fare il recupero di pochi minuti ma anche ogni quarto d’ora, non solo a fine giornata.
Lo dice anche il medico, sia per lo stress che per gli occhi e il fisico.
Quali sono stati gli ostacoli che hai avuto in questi 20 anni e come li hai superati?
Momenti difficili operativi non ne ho avuto di grossi solo un drawdown che ricordo malvolentieri.
Andai short su Mediaset alle 17:20, usci una notizia di fine giornata e da -4% andò a sospensione… non c’era il tempo materiale di fare nulla.
Invece un momento difficile personale, legato a questo tipo di lavoro, al trading, un accumulo di lavoro, overtrading, stress, cattiva alimentazione, poca pratica sportiva, mi ha fatto arrivare ad un punto della vita da avere una situazione di salute un po’ precaria, e ho dovuto staccare per due tre mesi, fare dei controlli per convincermi che era tutto un discorso di stress.
Quando si accumula tutto questo, diventa difficile, ed è stata un’esperienza che mi ha fatto capire che questo è un lavoro che va anche organizzato nel senso che ci vogliono dei periodi di stacco, anche se è difficile con il telefonino sempre dietro…
Quando sono da solo in auto, metto il telefonino sulla bocchetta dell’aria e spesso faccio qualche operazione in asta finale.
Quando la testa ti dice che devi fare quell’operazione, anche in macchina la fai, a volte anche per vivere quel brivido di pensare che hai fatto quell’operazione anche se eri in autostrada.
Devi essere cosciente e farlo in momenti di tranquillità, lo stress eccessivo e l’iperproduzione di adrenalina fanno danni.
Qual è stato il tuo migliore e peggiore trade e cosa hai imparato da entrambi?
Il peggiore è stato quello di Mediaset, in cui in pochi minuti ho preso in faccia il 7-8%.
Quella era una condizione in cui non potevo recriminarmi nulla di sbagliato,
sono state notizie improvvise, c’era solo da cercare di chiudere l’operazione.
E poi fare il piano di programmazione del recupero della perdita.
Dei buoni trade li ho fatti su Fiat, due, tre o 4 volte negli ultimi 2 anni, avevo visto delle strane cose, di colpo faceva le spike, sotto rumors, in pochi secondi andava in sospensione, riapriva più alto e recuperava.
Ho visto questo fenomeno più di una volta, per cui tutti i giorni mi andavo a posizionare sulla linea di sospensione, e per 3-4 volte ho preso quest’operazione e ho fatto dei bei trade. Con 10-15mila azioni Fiat, fare un 2-4% alla riapertura non è male.
Di grossi trade ne ho fatti pochi, perché operando strettamente intraday, fai piccole operazioni e fai una gestione di Money Management nel corso della giornata.
Quando hai fatto giornata, 400/800 euro, diminuisci il rischio, fai operazioni più piccole, per non mettere a repentaglio quello che hai già fatto.
Invece se parti male, è normale che devi risalire e fare un po’ più di eseguiti e aumentare un po’ il rischio.
L’importante è che a fine giornata, e soprattuto a fine mese, si tiri una linea positiva.
Tra il 2015 e il 2016 sono riuscito a fare 250 sedute positive,
chiaramente alcune chiuse a 10 euro, ma non c’era il segno meno.
La mia operatività si è adattata al day trading al momento.
Bisogna darsi degli obiettivi, con il campionato IT Cup ad es. lo faci per tre anni consecutivi, anche per misurarmi, per avere la linfa per andare avanti, avere più coraggio e forza.
A volte hai dei periodi che non va tanto bene e ti butti e hai bisogno di avere uno stimolo, una motivazione.
Ho fatto i campionati per migliorare il mio modo di fare trading, due anni ho fatto un secondo posto (98 e poi 216%) e al terzo il primo con un 517%, volevo rimettermi in gioco. Mi ha fatto capire che ero sulla strada giusta.
Quando tempo ci hai messo prima a contenere le perdite e poi ad avere dei risultati positivi con una certa costanza?
Le prime operazioni erano negli anni d’oro, bastava comprare qualcosa il lunedì e chiudere il venerdì.
Era come rubare le caramelle ad un bambino, c’erano molte inefficienze.
Finito quel periodo d’oro, ho visto che non era più facile e bisognava mettersi a studiare, a riadattarsi di nuovo al mercato.
Ci sono stati altri periodi, dal 2008 è di nuovo cambiato tutto, ogni paio d’anni bisogna riadattare il proprio modo di operare.
Qual è la tua giornata tipo?
La borsa apre alle 9, per cui circa un’ora prima accendo i computer, dò un’occhiata a scadenze tecniche o notizie economiche, stacchi di cedola, CDA, ecc. uscite di trimestrali che non hanno un orario fisso, in modo da sapere se può esserci qualcosa a muovere in modo diverso il mercato.
Quando apre la borsa, statisticamente le prime ore sono quelle in cui ci sono più eseguiti, fino a che c’è fast market.
Non tutte le giornate sono uguali, quelle estive sono molto monotone ad esempio.
Come vivi la solitudine nel trading?
Fino a qualche anno fa ero pigro e solitario, poi ho capito che dovevo un po’ modificare questo stato, con l’età lo stress si accumula e devi trovare una valvola di sfogo, per cui ho cominciato un po’ a frequentare qualche convegno, l’ITF forum, collaboro con pochi amici via Skype.
Ora cerco di parlare di trading solo durante i momenti lavorativi, ho smesso di parlarne a cena come facevo nei primi anni.
Differenzi le tue entrate con altre attività rispetto al trading?
Non ho fatto mai esclusivamente trading, ho altre attività imprenditoriali, anche con mio fratello in un altro settore, ho diversificato moltissimo.
Mi sono sempre adattato molto nella vita, e questo mi ha portato ad avere un buon metodo con un calcolo del rischio molto curato.
C’è stato un parallelismo nella tua crescita come trader e come persona?
C’è stata più una biforcazione, alla fine il trading è adrenalina, ti fa cambiare umore spesso e volentieri, una giornata storta si riflette anche sulla propria personalità.
Ho visto alcuni periodi in cui non mi è andata bene, e si è riflesso su famiglia e amicizie.
Sono cose che non devono succedere, non è facile gestire una condizione psicologica dopo tanti anni.
Ci sono cose, caratteristiche, qualità, che hai imparato dal trading e poi hai scoperto di averle portate in altri ambiti?
La caratteristica che ho maturato nel trading è la gestione del rischio.
Prima mi piaceva qualsiasi forma di gioco, ero molto aggressivo, rischiando molto.
Nel tempo ho molto ristretto questo tipo di rischio, e si ritrova questo anche in molte decisioni della mia vita.
Secondo te perché molti trader non riescono ad avere successo?
Molti pensano che è molto difficile, che bisogna avere il sacro Graal, l’algoritmo magico, ecc. per me si tratta di cercare le cose più semplici, adattarle e metterle in pratica.
Se si riesce ad avere un proprio metodo, cucito su se stessi, quindi fattori psicologici e trading, sapere qual è la soglia di sofferenza della perdita che si riesce a sopportare.
Ad es. se io vado subito sotto anche di 100 euro mi scatta un allarme, c’è chi nelle prime battute perde anche 500 euro e non gli fa nulla.
Vedere bene questo stato e adattarsi a se stessi.
Cosa consigli a chi inizia oggi?
Se si decide di iniziare non bisogna bruciare le tappe, fare molta esperienza con denaro reale, soprattutto per chi fa discrezionale, avvicinarsi alla pratica gradualmente, aumentando lentamente il capitale impiegato.
Quando si entra in un’operazione, non sapere solo quanto si vuole guadagnare ma soprattutto quanto si è disposti a perdere. Semplici regole insomma.
Cosa è determinante per avere successo nel trading?
Poche cose: avere un metodo cucito su se stessi, sul proprio carattere, sulla disponibilità a perdere X.
DOMANDA FINALE
Ti svegli domani mattina, non c’è nulla di quello che hai costruito finora, hai le conoscenze di oggi, un pc, una linea telefonica, un conto da 10k e le spese pagate per un mese. Cosa fai?
Quello che ho fatto col campionato, ad avere pochi soldi sul conto riesci a gestire il rischio ed avere una progressione operativa crescente.
Se dovessi ritornare ad avere quella cifra, ricostruirei trade dopo trade l’operatività.
Per fare day trading qual è una cifra minima per riuscire ad avere un reddito? Ammesso che abbia l’esperienza, visto che ci vogliono anni per arrivare ad una costanza.
Con l’esperienza giusta sono proprio quei 10k. Utilizzando logicamente la leva, senza non puoi fare performance altissime.
Se parliamo del proprio capitale, se uno ha 100, al massimo deve metterci 10 nel trading, anche psicologicamente è molto importante non rischiare tutto.
Domande dal pubblico
– Hai mai pensato di passare al trading automatico per ridurre lo stress e il tempo?
Non sono mai riuscito a trovare qualcuno che riuscisse a farmi un sistema.
Chi ancora fa del trading di pancia, è difficile che possa trasmettere nozioni e dati ad un algoritmo, puoi provare a meccanizzare qualcosa, ma è sempre un trading fatto d’istinto, di pancia.
Soprattutto la lettura dei book, è un’interpretazione molto difficile, solo chi lo fa da anni può maturare l’esperienza di sapere ed anticipare, è l’esperienza interiorizzata che te lo permette.
– Che piattaforma usi?
Dal 98 uso Diretta, ho anche altre piattaforma, alla fine uso spesso quella.
Ti abitui, la trovo facile, ha il book verticale che serve a me, mi sono sempre trovato bene.
Adesso ce ne sono di altre molto belle e complete, dipende molto da uno cosa vuole fare, ci possono volere più piattaforme.
– Non ti piace il Forex?
L’ho fatto, è molto più lineare rispetto alle azioni, essendo un mercato più liquido.
Ho sempre usato i futures ovviamente.
Il fatto che sia un mercato aperto 24 ore per cinque giorni, l’overnight è una condizione che non mi fa stare tranquillo.
– Per i volumi usi un sw particolare? Usi il TW Book?
No, so che lo strumento di Davide Biocchi è molto bello e preciso, ma non lo utilizzo perché con il mio trading seguo i prezzi, lo vedo ad occhio l’aumento dei volumi, soprattutto su titoli un po’ piccoli, tipo Recordati.
Sono strumenti che sicuramente sono validi e servono per chi inizia.
Filtrano qualcosa che non avendo ancora l’esperienza giusta altrimenti non vedreste.
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