Gabriele Bellelli ha iniziato vent’anni fa a fare trading e nel tempo ha costruito un’operatività variegata con l’utilizzo di strumenti e gradi di rischio differenti, per proteggere il capitale.
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L’intervista a Gabriele Bellelli
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Gli inizi
Ho cominciato a seguire le prime quotazioni all’ultimo anno del liceo, nel 1996, vent’anni fa.
C’erano i monitor fuori dalle banche con il televideo, quella cosa mi ha appassionato e iniziato a seguire.
Avevo aperto un conto corrente dove avevo depositato i proventi dei lavori estivi, sono andato in banca, e mi sono fatto appioppare due fondi d’investimento, uno obbligazionario e uno azionario.
A quel punto ho iniziato a seguire le evoluzioni delle quote.
Mi sono accorto che il fondo obbligazionario iniziava a scendere e mi sono preoccupato, così sono andato in banca a chiedere spiegazioni, ma le risposte sono state tutte diverse e non mi hanno convinto, lì ho capito che i miei soldi erano in mano a persone che non avevano le competenze e le conoscenze per gestirli.
Ho cominciato a leggere in modo ossessivo tutto quello che mi capitava a tiro e che riguardava i mercati finanziari.
Ho iniziato a cercare su internet, era il 1998 e all’epoca c’era Tommasini, Zibordi e Franco Melioli che poi é diventato il mio mentore.
Ho preso attorno al 1998 la decisione di vendere i fondi che non mi convincevano e ho iniziato a fare le prime operazioni, che non sono andate benissimo: facevo l’errore classico, appena vedevo un minimo di guadagno lo portavo a casa, e quando la posizione andava male la lasciavo correre.
Ai tempi l’operatività era molto più complessa: telefonavo alle 10 e l’eseguito era tra le 13 e le 16 e le commissioni erano molto alte.
Sarei scomparso se non avessi conosciuto una persona che mi passava i report di Lombard Report, ho iniziato a leggere e seguire Tommasini. Questa é stata la mia fortuna, perché oltre a seguire qualcuno che aveva già un metodo e quindi mi sono formato, in più in quel periodo Tommasini le baciava tutte, era il periodo della bolla della new economy.
Lì ho capito che sui mercati si poteva guadagnare, e se uno aveva un metodo, un approccio profittevole poteva farcela.
Ero studente all’epoca, ma ho realizzato che si poteva vivere sui mercati finanziari.
Poi in rapida successione c’è stato lo scoppio della bolla e il crollo delle torri gemelle, e ho rimesso sul piatto una parte dei guadagni. Sono stato anche fortunato a non essermeli rimangiati tutti.
Ho capito che non c’era una stabilità nei guadagni, e ho iniziato a guardarmi intorno per cercare qualcosa di più definito, e ho cominciato a modificare il mio approccio, ho smesso di cercare di prevedere dove andranno i prezzi, di cercare di cogliere i minimi e i massimi e le inversioni di tendenza, e di cercare il sistema infallibile.
Dal 2003 al 2007 è stato un periodo molto positivo, io facevo le Small Caps e ho riportato i guadagni a qualcosa di interessante, ho cominciato a ristudiare, é stata la mia svolta dal punto di vista operativo.
Ho capito che non potevo mettere tutto il mio capitale sul trading, a rischio, ma dovevo utilizzare anche altri strumenti, come obbligazioni, ETF, ETC, e dovevo imparare a ragionare sul portafoglio a 360°, in modo più ampio.
Ho iniziato a fare corsi seri, anche perché iniziavo a gestire anche il capitale della mia famiglia, e avevo una responsabilità molto più grande rispetto a quella degli inizi.
Questo mio guardarmi attorno é astata la mia fortuna, pochi anno dopo é arrivata la crisi dei mutui subprime e di Lehman Brothers e il mercato é venuto giù, l’azionario che era il mio pane quotidiano dava degli schiaffi non indifferenti e io non avevo le capacità di tradire situazioni di quel tipo: l’obbligazionario é stata la mia salvezza, perché non ho perso soldi ma sono anche riuscito a guadagnare.
Ancora oggi la componente obbligazionaria é lo zoccolo duro del mio portafoglio, tuttora quando nel conto trading ho raggiunto un certo guadagno, lo sposto nel portafoglio obbligazionario, che é quello che nella mia testa mi dà la tranquillità, so che tutti gli anni quel portafoglio mi genere un certo flusso di denaro con le cedole.
I momenti difficili
Ne ricordo fondamentalmente uno, lo scoppio della bolla new economy e le torri gemelle.
E’ stato il primo shock che ho avuto, é stato un ritorno pesante e improvviso alla realtà dei mercati che é fatta di sangue e difficoltà.
Quella é stata la prima grossa difficoltà, ma mi ha dato la scossa per modificare il mio metodo e nel tempo successivo mi ha messo quella pulce nell’orecchio che mi ha permesso di diversificare e studiare asset allocation.
Non sono momenti difficili tanto a livello operativo, ma a livello di stress emotivo. E’ vero che l’obbligazionario mi ha salvato, ma nel 2008-9 ha preso delle legnate non da poco, mentre eri lì ti chiedevi se era il caso di lasciar perdere, se stava venendo giù il sistema e il trading fosse finito, se conveniva prendere un pezzo di terra e cambiare lavoro.
A livello pratico prendi degli stop loss, che nel tempo ho imparato a rispettare, ma é una parte che mi lascia sereno, ma è la gestione dello stress della posizione aperta che ciclicamente si ripercuote.
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Con i rendimenti striminziti che ci sono ora sull’obbligazionario, quando la bolla attuale scoppierà, verso che strumenti ci si può rivolgere?
Stare investiti su obbligazioni sicure e con scadenza breve, utilizzare ETF short sul mercato obbligazionario, privilegiare il tasso variabile, usare lo short azionario. Ma credo che il momento non sia ancora arrivato.
Cosa ti hanno insegnato il tuo migliore e peggiore trade?
Nel 98 avevo comprato Generali, che aveva fatto un breakout e poi aveva cominciato a scendere. Io conoscevo lo stop loss ma non l’ho rispettato, poi ho avuto l’idea geniale di mediare al ribasso, e il titolo ha continuato a scendere, parliamo di un -20/25%.
A quel punto mediare ancora non era conveniente, per cui ho comprato dei CW, che hanno una scadenza e sono andati a zero.
E’ stata una debacle totale, gli errori li ho fatti tutti, ma mi é stato molto utile, primo perché ho imparato l’importanza dello stop loss sulla mia pelle, e che prima di usare uno strumento dovevo conoscerne a memoria tutte le sfaccettature. e caratteristiche.
Per quei tempi era una perdita molto grossa.
Tra i migliori mi ricordo un trade sui BTP 2037-2041, nell’estate del 2012 che poi é durato un paio d’anni e raddoppiò il valore.
La tua giornata tipo
Inizia al mattino abbastanza presto, andando ad analizzare i mercati e impostare l’operatività, e assistere all’apertura del mercato, fino alle 1030.
Nella seconda parte della mattinata analizzo il mio portafoglio e quello dei miei clienti, e se é necessario mando le comunicazioni per le modifiche.
Nel pomeriggio aggiorno il mio sito, oppure studio nuovi metodi e approcci, ad es. in questa fase sono molto focalizzato nello studiare la protezione patrimoniale, l’ottimizzazione fiscale e il passaggio successorio perché immagino che le tasse di successione verranno aumentate nei prossimi mesi.
A volte giro per convegni e seminari o incontro clienti.
La tua operatività é discrezionale?
Sono meccanico ma in modo discrezionale: alla base di quello che faccio ci sono delle basi statistiche, utilizzo dei modelli testati che hanno una loro rilevanza.
Per determinati strumenti (obbligazioni, ETF, ETC, certificati) le analisi avvengono rigorosamente su modelli su Excel e trading systems, per cui i segnali che vengono generati sono meccanici e li seguo pedissequamente.
Per il trading quindi azionario o derivati tendo a gestirli in modo discrezionale, sempre con valutazioni statistiche, però scelgo io se adottare un modello piuttosto che un altro, perché ho la presunzione che la mia esperienza sia un pochino migliore nel capire quando cambia il vento rispetto al trading system.
Ad es. se ho un modello che mi dice di comprare l’indice italiano, io discrezionalmente scelgo qual é lo strumento più efficiente tra compare il Fib, opzioni, certificati, ETF, in base al contesto di quel momento.
Quindi uso un approccio ibrido ma su una base statistica.
La solitudine nel trading
Non la sento molto perché sono un orso. Svolgendo anche l’attività di consulente incontro dei clienti o li sento per telefono, giro per convegni, per cui non sono sempre rintanato in ufficio.
I primi anni lavoravo da casa, ma c’era un po’ di lassismo, poi ho deciso di avere un ufficio separato e questo mi ha portato dei benefici.
Si dice che nel trading non esiste l’amicizia, però io in questi anni ho costruito delle amicizie tra cui Franco Melioli, Maurizio Berruti, Maurizio Mazziero, Pietro Di Lorenzo, Enrico Malverti, Mauro Pratelli…
In molti casi io riscontro che la gente non vuole fare trading per guadagnare ma per dimostrare di essere più brava di altri e questo é deleterio perché ti porta fuori strada. Il tuo obiettivo é guadagnare non dimostrare che sei il più intelligente di tutti, a volte l’ego va mantenuto sotto controllo.
Sei diventato consulente finanziario da molto?
Prima era un’attività circoscritta agli amici di famiglia, poi mi sono strutturato e da vari anni ho clienti e contratti.
Stanno facendo l’albo della consulenza, io spero che ci andranno a normare così come consulenti indipendenti saremo trasparenti e da quel momento spingerò sull’acceleratore.
C’é un parallelismo tra la tua crescita come trader e nella vita?
Sicuramente il trading mi ha aiutato ad essere molto più razionale, più disciplinato e pragmatico.
In generale il trading ha influito per il 99% in modo positivo nella mia vita e per l’1% in modo negativo: a volte sono più nervoso rispetto a prima negli ultimi anni, pur restando una persona tranquillissima.
Però ci sono tutti gli altri vantaggi: io mi alzo la mattina col sorriso perché sono riuscito a trasformare una passione in un lavoro e questo mi rende molto felice, in più sono padrone del mio tempo, sono io che gestisco gli orari.
Mi sta per nascere un figlio e potrò ritagliarmi uno spazio per seguirne la crescita e stare con lui, questo se avessi un’altra attività lavorativa non lo potrei fare.
Perché la maggioranza dei trader non hanno successo?
Credo che di base ci sia una situazione di improvvisazione, nel senso che la gente entra sul mercato finanziario o perché c’é un grande rialzo e tutti ne parlano, oppure perché navigando su internet vedono una pubblicità palesemente ingannevole e la seguono.
Quindi entrano per il motivo sbagliato, e nella loro improvvisazione non conoscono gli strumenti che utilizzano.
Per carità ho fatto anche io questo errore all’inizio quando ho comprato i CW, ma é un errore grave.
In più non sanno perché hanno comprato, vanno a sentimento, non c’è una strategia.
E’ come salire in macchina, partite e non sapere dove stanno andando.
Nella vita reale questo non succederebbe, se salgono in macchina sanno dove devono andare, ma sui mercati finanziari no, comprano un ETF senza avere chiaro il motivo, né quando vendere in guadagno o in perdita, non hanno le coordinate.
Altro errore é la sottocapitalizzazione, cioè pensare che con capitali ridotti si possa vivere di trading. Questo non é vero, o almeno va contestualizzato.
Con capitali ridotti si é costretti ad usare una leva pesante, per cui c’é questa spada di Damocle, devi fare prestazione.
Si può fare trading con capitali ridotti, ma va bene per gestire e far fruttare il proprio capitale, invece pensare di viverci di trading per molti é un sogno ricorrente.
Il trading é un mestiere, ma prima di riuscire ad essere profittevoli c’é parecchia strada da fare, non ci si può improvvisare.
Penso all’esperimento di Stefano Fanton: lui ci é riuscito ma ha un’esperienza di anni e delle capacità che non sono normali.
Altro errore è non usare la gestione del rischio, quindi non utilizzare gli stop e mediare al ribasso.
COSA CONSIGLI A CHI INIZIA?
Se dovessi dare un consiglio ad un neofita gli direi, fermati un attimo, mettiti a sedere e comincia a studiare.
Lo sporcarsi le mani va bene ma in un secondo momento.
Per studiare non intendo solo i metodi, ma anche proprio le regole base della matematica finanziaria, o come sono costruiti gli strumenti, come si comportano.
In genere molti si buttano subito in reale, ma così é difficile restare a galla.
Il metodo infallibile non esiste.
Che consiglio vorresti aver ricevuto prima di iniziare?
La mia più grossa difficoltà agli inizi é stata di leggere un po’ di tutto senza avere una strada guida, mi rendevo conto che stavo disperdendo le energie e ho perso tempo.
Avrei voluto un mentore, che poi ho trovato in Franco Meliloti, che mi dicessi cosa usare e cosa studiare.
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